lunedì 8 aprile 2013

Tre cose belle prima di andare a dormire

Questa sera sono andata a sbirciare il sito di Internazionale per rilassarmi un po' dopo cena. Vi ho trovato tre cose belle, che hanno dato a questa serata un volto quieto e sognante e che voglio ricordare.
In questo pagina (dove si trova anche un video) si parla di Holi, la festa indù dei colori che festeggia il ritorno della primavera, durante la quale la gente per strada balla, ride, si abbraccia e soprattutto si spruzza a vicenda di acqua mescolata a pigmenti colorati. Mi è piaciuta molto l'idea di questa festa, una sorta di Carnevale indiano così pieno di vita. (Ho trovato la foto qui).
Qui, invece, un curioso e simpatico dietro le quinte del film "Mary Poppins", che da piccola amavo molto, soprattutto per la scena in cui i protagonisti saltano dentro i disegni realizzati sul marciapiede ed entrano in un "altro mondo".  Era una cosa che mi faceva impazzire e che speravo mi capitasse. Inoltre i "Dietro le quinte" sono sempre belli da vedere e mi trasmettono una strana nostalgia allegra.
Infine, qui, le "Darkened cities", un progetto del fotografo francese Thierry Cohen, in cui grandi metropoli del mondo sono state fotografate come se non vi fosse l'inquinamento luminoso e si potessero vedere nitidamente le stelle. L'effetto è strepitoso e riempirsi gli occhi di quei cieli così stellati, che sovrastano città che appaiono silenziose ed addormentate, è splendido prima di andare a dormire e fa sperare in qualche magnifico sogno, dove si mescolino i colori dell'india, la magia di Mary Poppins e la notte piena di stelle.
Buona notte e sogni d'oro...

venerdì 5 aprile 2013

Viaggi ai confini del mondo

Qualche giorno fa, precisamente il 2 aprile, mi è capitato di rimanere affascinata dal Google Doodle del giorno ed ho così scoperto che era dedicato al 366° compleanno di Anna Maria Sybilla Merian, una naturalista e pittrice tedesca vissuta tra il XVII ed il XVIII secolo. Ho cercato quindi in rete qualche notizia in più su di lei, venendo a sapere che questa donna ha dedicato la sua vita allo studio ed alla rappresentazione degli insetti ed in particolar modo alla trasformazione dei bruchi in farfalle, realizzando numerosissime tavole e pubblicando anche volumi quale "La meravigliosa metamorfosi dei bruchi e il loro singolare nutrirsi di fiori", in cui illustrava gli stadi di sviluppo di 176 specie di farfalle e dei fiori di cui si nutrono. Contrariamente a tutto quanto si poteva immaginare per le convenzioni dell'epoca, nel 1699 partì con la figlia alla volta del Suriname e vi restò per due anni, dipingendo, disegnando ed approfondendo la conoscenza di fiori, frutti, piante, insetti ed animali del luogo e da tale mole di lavoro ne scaturì poi "La metamorfosi degli insetti del Suriname". (Qui, qui e qui alcuni articoli con qualche notizia in più su Anna Maria Sybilla Merian). Come non rimanere ammaliati da tale vita coraggiosa ed avventurosa e così dedita ad una grande passione? Mi hanno sempre ispirato le storie dei viaggi di esplorazione verso terre lontane, quando il mondo era ancora in parte sconosciuto e non esisteva Google Earth a farci illudere di poter conoscere ogni angolo della Terra.
E ancor più esercitano su di me attrazione le storie di quelle donne che hanno preso parte, sebbene in misura minore rispetto all'universo maschile, alle scoperte geografiche e scientifiche di terre ai confini del mondo conosciuto di allora. L'avventura viene sempre vista come una prerogativa maschile, come, molto spesso, l'indagine scientifica, lo spirito di osservazione acuto e meticoloso che ha fatto conoscere specie esotiche di piante ed animali misteriosi. Così non è. E lo spirito di avventura e di ricerca e la sete di conoscenza fanno parte dell'essere umano e non del solo genere maschile. Dovrebbe essere cosa ovvia, ma spesso purtroppo non lo è e soprattutto non lo è stato in passato.
Tutte queste notizie mi hanno riportato alla mente due libri, uno che ho letto un po' di tempo fa e l'altro che ancora attende le mie attenzioni. Il primo è "Un giorno saprai" di Jennifer Vanderbes (di cui mi aveva attirato molto la copertina), un romanzo costruito su due trame parallele che si svolgono una nel 1912 e l'altra sessant'anni dopo nell'Isola di Pasqua .
Nel 1912 Elsa Pendleton sposa un antropologo più anziano di lei e parte con sua sorella, una ragazza autistica, per seguire il marito in una spedizione della Royal Geographic Society per studiare i maoi, le grandi teste dell'Isola di Pasqua. Sessant'anni dopo, invece, un'altra donna, una biologa americana, giunge sull'isola per verificare una strana teoria sulla rovina e distruzione dei maoi. Non ricordo nei dettagli questo libro, ma so che mi era piaciuto molto e che mi aveva appassionato per le sue atmosfere e per l'introspezione psicologica dei personaggi.
L'altro libro è "La moglie del cartografo" di Robert Whitaker, che è, invece, una storia vera, un episodio storico dimenticato che narra di una grande avventura e di una grande storia d'amore. Nel 1735 l'Accademia delle scienze francese organizzò una spedizione in Sud America per riuscire ad accertare, attraverso complicate misurazioni, che forma avesse la Terra, ovvero se fosse schiacciata ai poli o all'equatore.
Terminata l'avventurosa missione, uno dei componenti, che in Perù aveva sposato la tredicenne Isabel, pensò di ricongiungersi con la moglie e di portarla con sé in Francia, ma, a causa di complicazioni politiche sorte in quelle terre, i due non riuscirono ad incontrarsi ed Isabel organizzò una sua spedizione per raggiungerlo. Attraversando la foresta amazzonica morirono quasi tutti i suoi compagni di viaggio ed anche lei si salvò quasi per miracolo. Il libro è la ricostruzione di quanto avvenuto, realizzata dall'autore attraverso documenti dell'epoca, resoconti e verbali della spedizione. E' una storia che mi intriga e adesso mi è finalmente venuta voglia di prenderla tra le mani e di dedicarvi la giusta attenzione.
Per approfondire il tema delle esploratrici e viaggiatrici del passato, ho scoperto, inoltre, che esiste un testo di Luisa Rossi, "L'altra mappa. Esploratrici, viaggiatrici, geografe", che parla proprio di donne che tra Cinquecento e Novecento hanno compiuto esplorazioni e viaggi in terre lontane. Di sicuro deve essere interessantissimo.
In questa umida ed uggiosa giornata di primavera, ho buon materiale per sognare farfalle giganti, fiori multicolori, giungle lussureggianti e misteriose, lunghe traversate in mare per giungere a terre di sogno...
Con questo post partecipo al Venerdì del Libro.



martedì 2 aprile 2013

La mia insalata di primavera

In queste ultime due settimane mi sto finalmente riprendendo un po' di tempo e spazio per me, per la famiglia, per gli amici, per la mia casa ed il mio giardino. Questa Pasqua è stata una bella festa di primavera che non dimenticherò tanto facilmente per le sensazioni di gioia e benessere che mi ha dato stare con la mia famiglia allargata (suoceri, zii e nonna acquisiti, parenti di mia cognata, amici - purtroppo i miei familiari sono lontani...), soprattutto guardando mia figlia giocare con i cuginetti e sentendomi immensamente fortunata per tutto questo. Una festa che è stata anche un po' all'insegna del fai-da-te, visto che la mia bimba ha ricevuto in dono da mia mamma una gallina di stoffa e dei pulcini all'uncinetto fatti da lei ed io un cestino pasquale con uova di polistirolo dipinte da mia suocera.
Per quanto mi riguarda mi sono limitata molto in cucina, infatti, per il pranzo di Pasqua mi era stata assegnata un'insalata. Mi è andata bene, insomma. Niente di complicato. Così mi sono divertita a mettere insieme un po' di ingredienti per comporre un'insalata sufficientemente primaverile e sfiziosa, visto che in questi ultimi tempi sto facendo pace con l'arte culinaria e mi ci sto dedicando con più allegria.
Ecco la mia Insalata di Primavera:
- valeriana
- 2 cipollotti rossi freschi tagliati sottili
- ceci
- 2 cuori di carciofo tagliati sottili
- olive taggiasche
- foglioline di origano fresco
- riccioli di Parmigiano
- olio extravergine di oliva
- sale

lunedì 1 aprile 2013

Talee di Saintpaulia

Sono cresciuta in una famiglia che ha sempre amato le piante. Fin da piccola, quindi, trapiantare, seminare, innaffiare, fare talee, sono state il mio pane quotidiano. Mia nonna aveva il pollice verde. Da qualunque pezzetto di pianta, lei riusciva a farne nascere altre. Sia mia nonna che mia mamma spesso prendevano in giro parti di pianta o le scambiavano con amiche e conoscenti e, dopo aver trascorso un periodo nel classico vasetto d'acqua ed aver radicato, le nuove piantine venivano messe a dimora. Mi  capitava, quando ero più piccola, di trovarmi davanti a persone che non sapevano, ad esempio, come travasare una pianta e ne rimanevo ogni volta stupita, come se fosse normale saperlo, perchè per me lo era. Ho poi scoperto che la mia era una fortuna. Ero stata fortunata ad avere una famiglia così e ad essere cresciuta nell'orto di mio nonno. La passione per le piante e per la loro propagazione è quindi rimasta e si è accresciuta con il tempo. Il mistero della rigenerazione e della germinazione mi attraggono in maniera irresistibile.
Venerdì sera, mentre era in braccio al papà, la mia bimba ha per sbaglio urtato contro il vaso della mia Saintpaulia, rompendone alcune foglie. La Saintpaulia è la pianta comunemente conosciuta come Violetta africana. Spesso la si trova in vendita anche nei supermercati ed è una tipica pianta da interno dai fiori simili, appunto, a quelli della viola. Ho guardato quelle foglie recise e ho pensato che avrei potuto farne delle talee, per non sprecarle. Inoltre la cosa mi sembrava in perfetta sintonia con l'atmosfera pasquale e la natura che dà segni di rinascita ovunque intorno a noi. Le mie talee erano una specie di benvenuto alla primavera.
Sabato mattina, mentre ancora tutti dormivano, ho preso terra, vaso e foglie e ho fatto le mie talee. Ecco come si fa.
La Saintpaulia si propaga attraverso talee dell'intera foglia, comprensiva di picciolo. Delle tre che si erano strappate, infatti, una era in realtà da scartare perchè priva appunto del picciolo, ma ci ho provato comunque, non si sa mai... Sono talee facili da fare e, a differenza di quelle di altri tipi di piante, si possono fare durante tutto l'anno.
Si prende la foglia con il picciolo lungo 2-3 cm, recidendola con una lama affilata per avere un taglio netto (io infatti l'ho ritagliata proprio perchè risultava spezzata in maniera irregolare) e la si inserisce in un vasetto di terra (meglio sarebbe di torba e sabbia, ma, in mancanza di quest'ultima, io ho usato la comune terra che si trova in commercio). E' importante che la lamina fogliare sfiori appena la superficie di terra. Non va interrata, quindi, con il picciolo. Dovrebbe così svilupparsi una piantina alla base della foglia dopo un periodo che può andare dalle 2 alle 6 settimane. Non bisogna lasciare la talea al sole diretto, ma bisogna comunque porla in un luogo luminoso e caldo. Nel caso la si voglia mettere all'aperto, oltre a tenerla lontana dal sole diretto, meglio coprire il vaso con una mezza bottiglia di plastica, in modo da creare una piccola serra, dal momento che le temperature sono ancora basse e che si tratta pur sempre di una pianta da interno.
Adesso non mi rimane che attendere pazientemente. Anche se spesso tendo a dimenticarmene, le piante mi ricordano sempre quanto sia importante avere pazienza e dare tempo al tempo. Le piante sono molto più sagge di noi...