lunedì 30 gennaio 2012

I Giorni della merla

Oggi siamo nel pieno dei cosiddetti Giorni della merla, i giorni più freddi dell'anno, ovvero 29, 30 e 31 gennaio. Ho saputo che dai miei genitori, che vivono in Piemonte, è nevicato molto. Qui ci limitiamo ad un vento più  freddo e ad un sole acceso, ma in effetti la temperatura è scesa, le previsioni dicono che scenderà ancora e che forse nevicherà finalmente anche qui.

Fin da piccola ho sentito mia nonna e mia mamma nominare i Giorni della merla ed ho un vago ricordo risalente alle elementari di qualche spiegazione sull'origine di questa tradizione. Nonostante questo avevo le idee confuse, così sono andata a fare qualche ricerca ed ho scoperto che esistono varie storie, leggermente differenti fra loro, per spiegare l'origine del nome dato a questi freddi giorni. Due sono le versioni più diffuse:
1) Nella prima versione, più semplice, una merla ed i suoi piccoli, in origine di colore bianco, per trovare rifugio al grande freddo degli ultimi giorni di gennaio si ripararono in un comignolo, per poi uscirne a febbraio scuriti dalla fuliggine. Questo sarebbe il motivo per cui da allora i merli sono neri (le merle in realtà hanno la livrea bruna).
2) La seconda versione è più complessa. Secondo questa storia, un tempo Gennaio aveva solo 28 giorni e si divertiva ad aspettare che la merla uscisse dal nido a cercare il cibo per i suoi piccoli, per scatenare il freddo e ricoprire il mondo di gelo e neve. La merla allora fece provviste per sopravvivere per tutto il mese ed il 28, credendo di essere riuscita in tal modo ad ingannare Gennaio, uscì dal nido per sbeffeggiarlo. Gennaio si offese a tal punto da convincere Febbraio a cedergli tre dei suoi giorni, durante i quali scatenò vento, pioggia e neve. La merla, per sopravvivere all'infuriare di Gennaio, si rifugiò con i suoi piccoli in un comignolo, dal quale, all'arrivo di Febbraio, uscirono tutti ricoperti di fuliggine. Da allora tutti i merli nascono con il piumaggio nero.
La mia ricerca è proseguita...
Qui ho trovato un pdf davvero carino sul tema. Basta iscriversi alla Newsletter per ricevere gratuitamente la fiaba. Inoltre il sito sembramolto interessante, anche se non ho avuto modo e tempo per approfondirne la conoscenza (ma lo farò...).
Si discostano dal tema dei Giorni della merla, per parlare però di merli bianchi, due libri: un libro di poesie e filastrocche per bambini dal titolo "Il merlo bianco" di Renzo Piccoli (Armando Editore), che potrebbe essere interessante e che magari cercherò in biblioteca, e "Io so volare" di Lucia Scuderi (Fatatrac).

In questo sito si trovano le due storie in versione molto dettagliata accompagnate da disegni molto belli e teneri (ne ho approfittato per leggerle alla mia piccolina perchè sono dei veri e propri racconti).
Qui, invece, ho trovato la storia accompagnata da dolcissimi pannelli realizzati anche con la tecnica del collage, che può essere di ispirazione per insegnare ai piccoli questa tradizione in modo divertente e creativo. Per questo tipo di lavoretti dovrò aspettare che la mia bimba cresca un po'...
Infine, qui ho trovato un'altra cosa molto originale: l'autrice ha realizzato un pezzo di tetto con il comignolo e i protagonisti della storia per raccontarla ai suoi bambini! Bellissimo! Che voglia di fare e creare che trasmettono questi lavori...
In realtà oggi non fa troppo freddo e, a parte il vento, potrei uscire a passeggiare con la piccola, ma tutti questi racconti di gelo e neve mi fanno venire voglia di starmene in casa al calduccio...

domenica 29 gennaio 2012

Attimi di inverno

Questo inverno è tiepido e soleggiato. Troppo tiepido, certo... ma visto che è così e che non ci posso fare niente, ne sto approfittando per fare delle passeggiate con la mia piccola. Qualche giorno fa, infatti, l'ho avvolta nella fascia e sono andata a fare due passi nei campi.  
Approfitto del fatto che la bimba dorme beata tra le braccia di papà, per fissare questo momento riportando qui qualche foto.
Ho anche raccolto un piccolo mazzo invernale di piante secche, anche se in realtà ho trovato varie margherite nei campi ed in giardino le rose Iceberg sono ancora in fioritura.
In effetti il tepore ed il colore dell'erba facevano pensare ad un inizio di primavera. Poco lontano si vedevano anche delle mimose che si stavano preparando per sbocciare.
Cerco di assaporare questo momento di pace. Fuori tutto è silenzioso e immobile. Moony (il mio cane femmina) e la Micia (non abbiamo avuto molta fantasia nel darle il nome) dormono qui fuori davanti alla porta-finestra, accoccolate l'una vicina all'altra.
Il paesaggio scolora piano, mentre la luce invernale va smorzandosi. La stanza e gli oggetti che la popolano divengono sempre più grigi ed iniziano a confondersi. Oggi è un po' più freddo dei giorni scorsi, così riesco ad immergermi di più nell'atmosfera dell'inverno. Avvolta in una mantella che mi ha fatto a mano mia mamma, seduta finalmente sul divano, finisco queste poche righe e torno a lasciarmi incantare da Anna Karenina...


venerdì 27 gennaio 2012

II mio primo Venerdì del libro

Per la prima volta partecipo al Venerdì del libro e propongo un libro che ho acquistato per caso dopo aver girovagato per ore fra gli stand della Fiera della piccola e media editoria di Roma: "Dormi bene, orsacchiotto mio" di Quint Buchholz (Beisler Editore).
Stavo per andarmene quando, passando accanto ad uno stand dove in quel momento non vi era nessuno, i miei occhi hanno incontrato questo libro. L'immagine di copertina, così poetica e sognante, ha attirato la mia attenzione. Poi l'ho sfogliato, ho visto le sue splendide illustrazioni e la sua delicata storia ed ho deciso di prenderlo per leggerlo alla mia bambina, che ama molto un orsetto regalatomi da un amico tempo fa, ormai divenuto tutto suo, che assomiglia molto a quello del libro.
Protagonista è un orsacchiotto di peluche che, scesa la sera, si mette a letto, ma non riuscendo a dormire, sale su una scala di libri per guardare fuori, dove il mondo è avvolto dal crepuscolo e la luna splende già in cielo. L'orsetto osserva il mondo fuori dalla finestra, silenzioso e calmo, e pensa a quello che farà il giorno dopo.
Il mondo delle illustrazioni di Buchholz è sospeso nella luce del crepuscolo ed è abitato da personaggi che si intravvedono appena, con spazi infiniti e lontananze indistinte, con i bagliori della luna che accarezzano i campi, l'acqua, gli animali che si muovono silenziosamente.
E' un libro che mi ha incantato per la sua poesia, la sua semplicità, per le illustrazioni bellissime che raffigurano un mondo ideale che vive nella mia mente e che rendono perfettamente quell'atmosfera sospesa del crepuscolo, quando nel cielo brillano già la luna e le stelle, ma all'orizzonte si vedono ancora i colori del tramonto che va spegnendosi.
La mia bambina ne guarda affascinata le immagini e ascolta la storia quieta e raccolta, come solitamente non fa, dal momento che ha solo nove mesi ed è nella fase in cui vuole afferrare tutto quello che io tengo in mano. Eppure questo libro sembra incantare anche lei.
Infine c'è un elemento che compare un attimo nella storia, per ritornare alla fine del libro per lasciare un ricordo: un palloncino rosso...

giovedì 26 gennaio 2012

Il volo del calabrone

Oggi mi sono imbattuta in una frase che avevo già sentito tempo fa, ma che la mia mente aveva accantonato in un angolo sperduto:
"Secondo alcuni autorevoli testi di tecnica aeronautica, il calabrone non può volare a causa della forma e del peso del proprio corpo in rapporto alla superficie alare. Ma il calabrone non lo sa e perciò continua a volare". [Igor Sikorsky]
La frase mi ha colpito, complice anche il fatto di essermi accorta di riuscire a navigare in Internet nonostante la mia pennetta mi dicesse, con un sinistro e frenetico lampeggiare, che in realtà non c'era connessione (cosa che continua a fare anche in questo momento).
Sono andata allora a fare qualche breve ricerca, esaltata dall'idea che basti credere nelle cose per farle accadere, e ho scoperto chi era l'autore della frase, ovvero un ingegnere russo che progettò il primo elicottero prodotto in serie, fino ad incontrare la spiegazione scientifica di quella che sembra essere una leggenda.

Eppure pare che la spiegazione non sia completa e che il paradosso del calabrone sussista.
Voglio sperare che sia così, che esistano cose che si possano fare grazie alla volontà.
Voglio pensare di poter essere come il calabrone...

N.B.: La foto non è mia ed è tratta da questo sito. Si tratta di una Xylocopa violacea, l'Ape legnaiola che viene di solito chiamata erroneamente calabrone, un insetto molto bello e non aggressivo, come si può leggere anche qui. Una bellissima foto della Xylocopa violacea si trova qui.

mercoledì 25 gennaio 2012

Polpette di lenticchie rosse

Nelle mie sperimentazioni vegetariane che caratterizzano il nuovo anno, mi sono ritrovata alla ricerca di una ricetta che avesse come protagoniste le lenticchie rosse. Ne ho trovato qui una che ho sperimentato, anche se non avevo in casa proprio gli esatti ingredienti. Credo che l'originale sia una ricetta vegana, mentre la mia è vegetariana.

Ingredienti
200 g lenticchie rosse decorticate (credo siano più adatte per chi ha problemi con i legumi)
2 fette di pane al farro
pangrattato
1 cipolla dorata piccola
3/4 cucchiai di maizena
olive nere di Gaeta (quantità a piacere)
olio extravergine di oliva (quantità a piacere, ma ne basta poco - io uso quello non filtrato)


Si mettono a bagno le lenticchie per un paio d'ore e intanto si fa inzuppare il pane con il latte. Poi si cuociono le lenticchie con sale a piacere fino a che non si disfano ed hanno assorbito quasi tutta l'acqua. Si tritano cipolla e olive, si aggiunge il pane strizzato e sbriciolato, la maizena e le lenticchie e si impasta il tutto. Poi si formano delle polpette, le si passa nel pangrattato e poi le si rosola in padella per alcuni minuti.
Vanno servite ben calde e si possono anche congelare.
Io le ho accompagnate sia con i carciofi cotti, che con insalata di finocchi, arance e olive nere.
Non ho provato ad aggiungere spezie, ma sono molto buone anche senza.
Insomma ricetta provata e approvata.

martedì 24 gennaio 2012

Le scatole di Joseph Cornell


Anni fa scoprii le opere di Joseph Cornell e me ne innamorai. Cornell è un artista statunitense del Novecento (1903-1972), pioniere dell'assemblaggio e del cinema sperimentale. Le sue opere, infatti, sono scatole in cui assembla in modo poetico, fantasioso e surreale oggetti di vario tipo, figure, elementi naturali, con effetto fortemente evocativo. Su di me le sue scatole esercitano un incredibile fascino, perchè rimandano a suggestioni del passato che hanno lasciato qualche traccia nella mia memoria.
Ogni scatola sembra racchiudere un microcosmo, un piccolo universo con le sue leggi, in cui elementi lontanissimi tra loro convivono a creare una realtà differente.
Sono opere da contemplare lasciando navigare la fantasia, inventando nella mente storie e situazioni ispirate agli oggetti che le compongono.
In qualche modo richiamano alla mente le collezioni di oggetti curiosi, esotici delle Wunderkammer, le Camere delle Meraviglie o Gabinetti delle Curiosità, che tra Cinque e Seicento si diffusero dapprima in Germania e che raccoglievano oggetti d'arte, curiosità di vario tipo, oggetti straordinari, di origine naturale o creati dall'uomo, da cui ebbero originine i musei di scienze naturali.
Credo che le scatole di Cornell possano incuriosire anche i bambini, che magari potranno crearne di proprie riciclando scatole di scarpe e confezioni varie (particolarmente adatte le scatole di legno contenenti bottiglie che spesso si regalano a Natale) e assemblandovi all'interno oggetti trovati, figure ritagliate dai giornali, bottoni, fili, sassi, piume e tutto quanto può essere loro di ispirazione.
Quando la mia piccola sarà cresciuta le farò conoscere le opere di Cornell e magari proverò a fare con lei una "scatola".
Magari, mentre aspetto che cresca, potrei provarne a fare una tutta mia. Sono anni che ci penso e non trovo mai un momento per farla. Ho raccolto vari sassi e oggettini, messo da parte immagini, pensato a come realizzarla. Vorrei solo un po' più di tempo...

giovedì 19 gennaio 2012

Paesaggi sonori

Dopo una laurea ed un master ed alcuni anni di lavoro, mi ritrovo nuovamente a studiare all'università nella speranza di poter un giorno rendere un po' più stabile il lavoro che mi piacerebbe poter fare in maniera fissa, ovvero l'insegnante.
Mi sono quindi ritrovata tra le mani un piccolo testo che non conoscevo e che mi ha affascinata: Educazione al suono di R. Murray Schafer (Ricordi).
E' un volumetto di poco più di 50 pagine in cui l'autore propone 100 esercizi, alcuni da fare da soli, altri in gruppo, per insegnare ed imparare ad ascoltare meglio. Questi esercizi mi sono piaciuti moltissimo, sia perchè sono divertenti e stimolanti, sia perchè aiutano a riflettere sul significato e l'importanza che ciascuno di noi attribuisce ai suoni ed ai rumori.
Mi ha colpito la definizione che l'autore dà dell'ambiente acustico, di tutti i suoni che sentiamo in un determinato luogo ed in un determinato momento, denominandolo paesaggio sonoro (ne parla in dettaglio in un altro libro, Il paesaggio sonoro - sempre per Ricordi): con due semplici parole si dischiudono infinite possibilità, perchè il mondo è pieno di paesaggi sonori diversi, variegati, che mutano in continuazione e non sono mai uguali a se stessi, in cui ognuno di noi è immerso e a cui ciascuno contribuisce più o meno consapevolmente.
Quest'idea si unisce ad una riflessione sul desiderio di rumore, di confusione, che caratterizza sempre più la nostra moderna società, in cui si fugge dal silenzio, quasi fosse qualcosa di imbarazzante, triste, angoscioso.
Io amo molto il silenzio, anche se al tempo stesso mi piace molto chiacchierare ed ascoltare la musica. Eppure un vero silenzio pare non esistere, se solo si fa attenzione anche ai più piccoli rumori che ci circondano, al nostro respiro, al battito del nostro cuore, al fruscio dei nostri vestiti.
Credo sia davvero stimolante provare a sperimentare con bambini e ragazzi gli esercizi suggeriti da Murray Schafer. Li può aiutare ad avere una maggiore consapevolezza del proprio essere nel mondo, a prestare maggiore attenzione alle piccole cose, ad osservare anche con l'udito e non solo con la vista, ad essere più riflessivi. Il tutto con una buona dose di divertimento.
Provo intanto ad elencare i suoni che sento in questo momento, il mio paesaggio sonoro di questo istante: il ticchettio delle mie dita sulla tastiera, il mio respiro un po' faticoso per il raffreddore, il respiro lento e tranquillo della mia piccola che dorme sul divano accanto a me, il ronzio della caldaia che riscalda casa, il cane dei vicini che abbaia, il mio cane che gli risponde, qualche uccellino che cinguetta in giardino.
Qui ho trovato anche un sito che potrebbe diventare interessante, ma che mi è parso ancora in gran parte in fase di realizzazione (l'intenzione sembra essere quella di creare un archivio dei paesaggi sonori italiani), magari da tenere d'occhio in futuro.
Cercando qua e là nel web, ho scoperto anche che esiste una tecnica compositiva, chiamata soundscape composition, basata proprio sul concetto di paesaggio sonoro.
Un po' di spunti che mi piacerebbe approfondire in futuro...
Nel frattempo mi limiterò ogni tanto a riportare in questo mio spazio alcuni dei paesaggi sonori in cui mi capiterà di immergermi, per non dimenticarli.
E magari un giorno qualcuno leggerà questo post e mi scriverà qualcosa a proposito del suo paesaggio sonoro...

mercoledì 18 gennaio 2012

Per la prima volta partecipo ad alcuni Giveaway

Curiosando tra i blog che ho conosciuto in questi ultimi tempi, ho scoperto l'esistenza del Giveaway e, visti i premi in palio, ho deciso di partecipare a questi tre:
- Compleblog e giveaway da Il Mondo di Cì: conosco ancora poco questo blog, ma, sbirciando qua e là, l'ho trovato molto interessante e, soprattutto, qui ho trovato ispirazione per riadattare il mio ragù in modo vegetariano ed il risultato è stato eccellente, oltre che sorprendente. Il libro in regalo, "Le rondini di Kabul" di Jasmine Khadra, potrebbe essere una bella sorpresa per una persona a me cara.

- Giveaway di Maestra Laura e Clelia Canè da Maestra Laura: il libro in regalo, "Gelo d'autunno a Quieta radura" di Clelia Canè, mi sembra davvero delizioso e mi fa venire in mente le storie di Bosco di Rovo e di Beatrix Potter che adoro. Carinissimi sia il blog che il sito di Quieta Radura.

- Giveaway Libellula Blu da Mammeacrobate: in palio ci sono due istruttivi giochi in legno che potrei regalare ai miei nipotini, che hanno poco più di tre anni, oppure tenere per quando la mia bimba sarà cresciuta.


Adesso vado ad incrociare le dita...

martedì 17 gennaio 2012

Tracce di felicità

Oggi avrei voluto sfogare un po' delle mie paranoie da neomamma, coltivate sapientemente in questi giorni e dovute principalmente ad un'influenza intestinale della piccola durata veramente troppo a lungo, cui sono seguiti miei errori nella sua alimentazione, culminate nella telefonata al pediatra che mi ha illuminato su tali errori e finite con un pianto un po' patetico (forse a causa della stanchezza?). Poi ho letto questo post di Acasaconlamamma sulla disabilità e mi sono sentita ancora più patetica. Ho realizzato quanto i miei problemi fossero minuscoli e quanto fosse inutile lamentarsi.
In questo momento non mi sento di affrontare tematiche così profonde, perciò mi limito solo a lasciare traccia della nostra micro-passeggiata di domenica nei campi davanti casa, non per dimenticare il tema della disabilità, ma per concentrarmi sulle cose belle della mia vita, per apprezzarle di più e per non dimenticarle.
Vengo quindi alla passeggiata di domenica scorsa. Dal momento che, anche stando in casa, la piccola continuava comunque ad avere i suoi alti e bassi influenzali, abbiamo deciso di metterle lo "scafandro" - come chiamiamo il supertutone imbottito per l'inverno - e di fare una passeggiata nei campi e nelle colline di fronte a casa, con il nostro cane (in realtà è una femmina...) e la nostra gatta (che ci accompagna anche in mezzo al bosco...è impossibile seminarla quando usciamo per una passeggiata qui intorno).
Quando passeggio in campagna o nel bosco, mi diverte sempre curiosare per terra alla ricerca di tracce degli animali selvatici. Spesso si trovano impronte di istrici, tassi, cinghiali, con relativi, aculei, peli ed escrementi. Per me è davvero emozionante mettermi a seguire queste tracce e provare ad immaginare questi animali che si muovono lontani da sguardi indiscreti, magari nel buio della notte invernale.
Anche in questa occasione le tracce non si sono fatte attendere. Sul margine di un campo ho trovato varie impronte - credo di istrice - con qualche aculeo ed escrementi.
Penso spesso a quanto sarà divertente cercarle con la nostra piccola. Credo sia un tipo di attività che possa divertire molto i bambini e che sia anche molto utile per far capire loro l'importanza dell'ambiente e della biodiversità. Può essere uno spunto per parlare di ecologia in senso più ampio, oppure per approfondire l'argomento degli animali selvatici, cosa mangiano, cosa fanno, dove vivono e così via.
Poi si può divagare con la fantasia ed inventare mille avventure e storie con protagonisti questi animali, per finire con disegni ed altre attività, come fare il calco dell'impronta, fare foto degli escrementi e delle impronte per confrontarli.
Continuando la passeggiata ho trovato anche altre tracce, ma non sono riuscita a capire se di istrice o di tasso. Si trattava comunque di una lunga fila di impronte che conducevano ad una macchia, da cui si sentivano provenire dei rumori.
Forse un istrice o un tasso hanno la loro tana da quelle parti.

Nel frattempo, mentre io continuavo con la mia serie infinta di fotografie, la piccola si era beatamente addormentata nel marsupio che portava il papà e così non ha potuto vedere la bellezza di questi campi e di queste colline, che spero conoscerà molto bene quando crescerà.
Mi sento davvero fortunata per avere la possibilità di vivere in un posto del genere, così vicino alla natura, che mi permette di vivere più profondamente le stagioni, di cogliere i piccoli cambiamenti nei colori della terra e delle piante, nell'aria, nel cielo.

 In realtà non è molto distante dal paese, ma in ogni caso è lontano dalle comodità e, purtroppo, bisogna prendere la macchina per spostarsi, però sono felice della scelta che abbiamo fatto e amo profondamente il luogo in cui viviamo.
Anche se in futuro con la piccola ci saranno probabilmente problemi logistici (scuola ed altro) e magari quando crescerà vorrà stare più vicina alla città, io spero che questo posto le rimanga dentro e l'accompagni, in un angolo della mente, nella sua vita adulta.

domenica 15 gennaio 2012

Libri di neve

Sull'onda del mio post precedente, sono andata a fare una piccola ricerca sui libri che contengono nel loro titolo la parola "neve". Ne è uscita una lunga lista, comprendente anche libri per bambini, in cui ho scoperto alcuni testi che mi sono sembrati interessanti e che, in futuro, vorrei comprare, sia per me, che per la mia bambina.
Tra i libri per bambini, ne ho trovati alcuni molto carini di Nicoletta Costa. Ad esempio:

- L'albero Giovanni e la neve (Emme Edizioni)
- La nuvola Olga e la neve (Emme Edizioni)
- La nuvola Olga e il pupazzo di neve (Emme Edizioni)
- Giulio Coniglio e la neve (Franco Cosimo Panini)
Inoltre una serie di una poetessa, Vivian Lamarque, che non conoscevo:
- Fiaba di neve (Casa Editrice Castalia)
- Poesie di ghiaccio (Einaudi Ragazzi)
- Tre storie di neve (Fabbri)
Sempre di Vivian Lamarque insieme a Sonia M.L. Possentini ho trovato quest'altro libro che mi ispira parecchio:
- Nel bianco (La Margherita Edizioni)

Inoltre, tra i preziosi consigli sui Libri per l'inverno (bellissima l'idea dei libri per bambini divisi in base alle stagioni) di Acasaconlamamma, un blog che seguo da poco e che mi piace davvero molto, ho trovato questi altri due libri:
- Giorno di neve di Komako Sakai (Babalibri Edizioni)
- La bambina di neve di Nathaniel Hawtorne (Topipittori Edizioni)


Ancora per i più piccoli:
- Nella neve con il papà di Ana Martin Larranaga (Mondadori)
- Neve di Grégoire Solotareff e Olga Lacaye (Babalibri)
- Palle di neve di Dubravka Kolanovic (Emme Edizioni)
- L'omino di neve di Giovanni Caviezel (Gribaudo)

Per i bambini più grandi (anche se forse non ha molto senso discriminare troppo per fasce d'età):
- La magia della neve di Phyllis Theroux (Sperling & Kupfer)
In realtà ce ne sarebbero anche altri, ma questi mi sono sembrati i più interessanti.
Infine tra i moltissimi titoli per gli adulti (tra i quali già conoscevo e amavo Sentieri sotto la neve e Il sergente nella neve di Mario Rigoni Stern):
- La bambina di neve di Eown Ewey (Einaudi)
- La prigione di neve di Jan Elizabeth Watson (Fazi Editore)
- Palle di neve di Radames Trotta (24 ore cultura)
Quest'ultimo non è un romanzo, ma una panoramica storica sulle palle di neve, contenente anche indicazioni pratiche per realizzarle. Un argomento curioso, insomma. Spesso le palle di neve possono sembrare un po' kitsch, eppure ritengo che alcune siano affascinanti. Dipende, ovviamente, da come sono realizzate e dal soggetto che racchiudono all'interno.
Ricordo che da piccola mi ammaliavano. Mi immaginavo racchiudessero mondi immaginari e fantastici. Complice forse una scena di Mary Poppins? Può darsi... O mi ricordo male? In ogni caso, curiosando nel web ho scoperto la loro origine e la loro storia, cosa che prima non conoscevo affatto.
Adesso la piccola ha finito la sua autonomia e vuole la mamma, quindi ne parlerò prossimamente...


venerdì 13 gennaio 2012

Il mio senso per la neve

Mi domandavo come iniziare questo mio blog, con la preoccupazione di riuscire a scrivere qualcosa di interessante. In questi giorni, infatti, sto curiosando tra moltissimi blog bellissimi ed incredibilmente pieni di idee originali, al punto da farmi sentire piccola piccola e quasi insignificante.
Poi ho pensato che non dovevo scrivere per forza qualcosa di interessante per gli altri. Non è questa la ragione per cui ho deciso di iniziare a tenere questa specie di diario di bordo. Ho deciso di farlo per me stessa e, pertanto, oggi scrivo del mio senso per la neve, espressione che riprendo da un libro che ho letto e che non mi è piaciuto, "Il senso di Smilla per la neve" di Peter Hoeg, se non per il titolo e per ciò che esso sta a significare.

Questa notte ho sognato che era caduta la neve e che, al risveglio, in quell'atmosfera sospesa che precede l'alba, tutto era diventato bianco e silenzioso.
Purtroppo dove vivo ora la neve non cade quasi mai. E' un evento raro che porta scompiglio nelle strade per un po', per poi scomparire velocemente.
Immancabilmente ogni inverno mi ritrovo a sentire una profonda nostalgia per la neve (pur ricordando i disagi che comportava nel luogo dove abitavo in passato), un bisogno fisico di vederla e toccarla.
Ricordo che al risveglio, al mattino, mi accorgevo subito se durante la notte era nevicato: si avvertiva un silenzio irreale, i pochi suoni erano ovattati, lontani. Il mondo sembrava fermarsi, sospendersi. Il cielo assumeva un colore peculiare, il colore del cielo da neve. Da quel colore, dall'odore che si respirava, dalla temperatura e dall'atmosfera che pervadeva l'aria, si capiva quando stava per nevicare.
Mio padre diceva che se si guarda verso il cielo mentre nevica, si ha l'impressione di volare. Nella mia mente ancora volo fra i fiocchi di neve che scendono e che ricoprono i miei ricordi.
Pupazzi di neve enormi per una bambina, in cui si scavava un piccolo tunnel per passarci dentro; i sacchetti di plastica usati come slittini per scendere giù dalle colline innevate; la neve che cadeva a mezzanotte nella notte di Natale; le impronte delle zampette dei passeri appena accennate tra il bianco; il sapore indefinibile ma buonissimo della neve fresca; tirarsi le palle di neve ridendo e cadendo a terra, bagnati ed infreddoliti del freddo particolare che dà la neve quando inzuppa i vestiti; le briciole di pane lasciate per gli uccellini da mia mamma su un vassoio di plastica posato sul terrazzo; mio nonno che raccoglie la neve in una vasca per portarmela in casa una volta in cui ero malata e non potevo uscire; le colline e le montagne innevate che sembravano ancora più distanti ed irraggiungibili, perdute in un mondo di fiaba che viveva nella mia fantasia.
Questo e molto altro mi sovviene alla mente in questo giorno ed ogni volta che la nostalgia della neve mi prende, mi ricordo di un dipinto di Pieter Bruegel del 1565, "Cacciatori nella neve".
Io credo che il silenzio che si respira in questo dipinto, il freddo pungente che traspare dai suoi colori e le lontanze fumose ed indistinte del paesaggio che raffigura, incarnino in qualche modo il mio senso per la neve, il mio archetipo dell'invermo.