giovedì 5 aprile 2012

La rivoluzione nei consumi è nel baratto

Oggi ho il piacere e l'onore di ospitare in questo mio spazio un contributo di Grazia di ToWriteDown sul tema del baratto.  Si tratta di un argomento che mi sta a cuore, ma che non ho ancora avuto modo di mettere in pratica con azioni concrete. L'esperienza diretta di Grazia, le sue impressioni e le sue motivazioni mi sembrano un'occasione preziosa per riflettere sul nostro modo di consumare e considerare gli oggetti, di cui ho già avuto modo di parlare in un precedente post.
Lascio allora la parola a Grazia, che ringrazio di cuore.

"Tamara mi ha chiesto di parlare della mia esperienza in ambito di decluttering e baratto: lo faccio molto volentieri, parlando prima di quelle che sono le considerazioni da cui sono partita per fare certe scelte.
Ogni tanto capita di leggere sui giornali, sul web o in televisione un titolo che recita, con poche varianti, così: rivoluzione nell’era dei consumi.
Ma quale può essere una vera rivoluzione nei consumi? Io spero che significhi sempre più spesso usare, ed abusare, delle tre R, quelle che stanno per reduce, reuse, recycle: riduci, riusa, ricicla.

Come si ricicla? Offrendo in regalo o in scambio gli oggetti che non utilizziamo più: e se il concetto di regalo, ossia donare senza chiedere nulla in cambio, è di immediata comprensione, il baratto a volte richiede qualche spiegazione in più.
Wikipedia ci viene in aiuto: in economia, il baratto è un'operazione di scambio bilaterale o multilaterale di beni o servizi fra due o più soggetti economici (individui, imprese, enti, governi) senza uso di moneta, nel diritto civile, il baratto viene classificato sotto la denominazione di permuta.
Il baratto è generalmente considerato la prima forma storica dello scambio commerciale di beni, e dunque ben anteriore alle forme di scambio monetario. Se ne volete la riprova, organizzate insieme ai bambini un mercatino: solitamente i più piccoli lo impostano come mercatino di scambio, senza utilizzo di denaro, perché nella loro esperienza è più divertente ricevere in cambio di una cosa che vogliono cedere qualcosa da utilizzare piuttosto che monetine.
Nel baratto, il valore dei beni oggetto dello scambio viene considerato sostanzialmente equivalente fra le parti. Nella valutazione, si utilizzano informazioni di natura qualitativa e quantitativa dei beni scambiati, facendo  considerazioni che dipendono dal vissuto e dalla percezione di ognuno, e che spesso richiamano ragioni di mutuo fabbisogno: difficilmente si utilizzano unità di misura che portano a monetizzare i beni stessi, ma, appunto, il tutto dipende da come si vive lo scambio.
Per raccontare come lo vivo io, faccio ancora un piccolo passo indietro e torno a un termine accennato all’inizio ma che forse richiede un approfondimento: il decluttering è una pratica inglese (dal termite clutter, disordine) che porta ad eliminare le cose inutili, il superfluo che ci circonda e arrivare a recuperare l’essenziale.
Raccontato in questi termini mi accorgo che è molto poetico, tanto che esistono anche teorie psicanalitiche che lo consigliano quando alcune patologie portano a non buttare via nulla. In una intervista, Maria Rita Parsi spiega che questo atteggiamento è tipico di chi non vuole separarsi dal passato: “Bisogna però distinguere tra l’oggetto tenuto come ricordo, ma che rappresenta una situazione ormai interiorizzata, e quello che invece conserviamo perché ci permette di non chiudere con una parte di passato che non abbiamo ancora risolto”.
Personalmente sono arrivata a questa pratica dopo due traslochi ravvicinati, che mi hanno portato ad accumulare scatoloni su scatoloni, e dopo il mio bimbo, giunto completo di tutta l’attrezzatura (per lo più inutile) a corredo. Fare pulizia è stato semplice: molti scatoloni li ho sballati a distanza di settimane e nel farlo mi accorgevo che alcune cose potevo lasciarle dove erano, perchè se non mi erano servite per diverse settimanae non mi sarebbero servite nelle prossime, mentre le cose che mio figlio non ha più usato nel tempo (dagli abiti ai giochi) poteva essere destinato ad altri bambini.
Il primo passo per la liberazione non è però stato il baratto: prima ho percorso la via della donazione, cercando persone con bambini più piccoli del mio, ad esempi, in famiglia e tra il vicinato, e quella di Ebay.
Una precisazione: quando parlo di donazione non intendo in senso caritatevole, con destinatari solo famiglie bisognose. O meglio, magari queste capitano, e mi fa piacere aiutarle, ma il fine che perseguo nell’offrire beni ancora utilizzabili non è quello di fare beneficienza, è piuttosto quello di dare una seconda possibilità ai miei oggetti.
Lo preciso perché nella mia esperienza ho trovato molti ostacoli culturali al baratto derivanti proprio dall’intendere questa pratica legata a enti di beneficienza o comunque a situazioni di indigenza: di certo molte persone in difficoltà economica percorrono anche questa strada, ma non per questo il baratto va considerata come una cosa che una famiglia senza alcun problema economico, se non benestante, non deve avvicinare. Io piuttosto considererei la cosa da un punta di vista etico e ambientale: meglio spendere un po’ del proprio tempo per trovare una nuova casa ai propri oggetti in buono stato piuttosto che lasciare che gli stessi vadano a ingigantire le nostre già oberate discariche.
Per quanto riguarda l’esperienza con Ebay, la vendita di oggetti è stata per me una pratica faticosa: forse perché non ho un’anima da commerciante, forse perché prediligo il rapporto umano e la condivisione piuttosto che la compravendita, forse perché non sopporto la malafede, mi sono trovata in situazioni di cui preferivo fare a meno.
Poi ho scoperto Zerorelativo alla fiera milanese Fa’ la cosa giusta e ho trovato la soluzione ideale: Zerorelativo, ZR in breve è una piattaforma di baratto, riuso e prestito gratuito che permette alle persone che si iscrivono gratuitamente di mettersi in contatto per barattare, prestare gratuitamente e donare oggetti e prestazioni.
Molte informazioni sul funzionamento di ZR le trovate in un mio articolo, qui riporto qualche mia esperienza più interessante. Purtroppo non ho chiesto preventivamente alle persone di cui parlo l’autorizzazione a citarle, per cui ne parlerò in forma anonima:
-      ogni barter (neologismo coniato da ZR per indicare chi partecipa attivamente agli scambi) ha a disposizione una propria pagina su ZR, dove pubblicare i propri annunci, con foto e descrizione, un po’ in stile Ebay. Inoltre è possibile inserire una lista dei desideri dove elencare, con varie priorità, le cose che si cercano: è un segno di buona educazione leggere tale lista per offrire qualcosa di adeguato quando si chiede qualcosa della vetrina, ma non è un obbligo. Personalmente trovo difficile gestire chi vedendo qualcosa da me mi scrive “passa da me” o “guarda da me” e poi mi ritrovo a dover scorrere una vetrina con 200 e passa annunci: preferisco che il barter che mi contatta abbia già visto cosa cerco e mi segnali cosa può offrirmi di suo in cambio;
-      i messaggi che i barter si scambiano sono pubblici, ossia visibili a tutti. Questo è per me un grande punto di forza di ZR, quello che lo differenzia da altri siti di baratto che hanno la messaggistica privata: mi basta andare sulla pagina di un barter, scorrere i suoi annunci e vedere come risponde alle richieste che gli vengono fatte per capire se sarò in sintonia con lui, se desidero condividere parte del mio tempo o se penso già che non ci troveremo. Esistono anche i feedback che i barter si possono scambiare a scambio avvenuto: dalla mia esperienza questi sono molte volte lasciati con toni troppo entusiastici, mi sono capitati barter con feedback molto positivi che si sono rivelati poi poco empatici e poco disponibili. Ecco perché preferisco giudicare dal tono dei messaggi;
-      solo a scambio avvenuto (uno offre e l’altro accetta) il sistema invia via mail i contatti privati dei barter ad entrambi, per accordarsi:numero di telefono, mail e indirizzo. A questo punto i barter dovrebbero essersi già accordati su come scambiare, a mano (se vivono vicino o hanno un tramite, come spiego più avanti) oppure utilizzando dei servizi postali. I costi di spedizione sono piuttosto cari in Italia ed è per questo che molti barter scambiano solo se trovano una controparte disposta a fare “scambi cumulativi”: con questa locuzione si intendono scambi di più cose per più cose (così da ammortizzarla spesa di spedizione) oppure scambi di più barter di una stessa città verso più barter di un’altra città (così da dividere le spese di spedizione). Oramai esistono dei gruppi collaudati di barter milanesi che scambiano con barter torinesi, genovesi, romani, siciliani e così via;
-      parlando di spedizioni, ZR ha fatto un accordo con un corriere e offre tariffe agevolate al barter: non ho mai potuto usufruire di queste agevolazioni in quanto il servizio prevede la presa diretta del corriere a casa del mittente e io purtroppo, lavorando, nelle fasce orarie di ritiro non sono mai a casa;
-      grazie a molti felici incontri, oggi esiste a Milano una rete di barter che organizza incontri durante i quali ci si scambia oggetti come da accordi presi su ZR oppure con veri e propri mercatini. Ci si trova ovunque, quotatissime sono le fermate di interscambio tra le linee della metropolitana e le stazioni ferroviarie (per facilitare chi arriva dall’hinterland). Ogni tanto ci si trova anche a casa di qualcuno, o meglio dovrei dire qualcun: perché il gentil sesso è molto più attivo e numeroso;
-      nel tempo si è creata la figura del barter viaggiante (su ZR esiste anche una categoria dove postare annunci): in pratica un barter che magari ha in programma un viaggio di piacere o si muove spesso per lavoro si mette a disposizione per trasportare beni da scambiare da una località all’altra, evitando spese postali inutili e facilitando i contatti. Solitamente questi servizi vengono resi gratuitamente, ma personalmente quando ne ho fatto uso ho cercato di ricambiare il favore in altre occasioni o di offrire qualche oggetto in cambio del favore stesso;
-      ci sono persone con cui scambio oramai sulla fiducia: se so che a loro interessa qualcosa di mio ma al momento non hanno nulla da offrirmi in cambio e ho l’occasione già d i incontrarli, volentieri “anticipo” l’oggetto. Non ho mai ricevuto delusioni in tal senso;
-      anche ZR è una comunità e come tutte le comunità ha le sue pecore nere: persone che forse non sono nel giusto spirito del sito e che forse non lo saranno mai. Ma è una comunità libera e dopo un primo scambio, che magari permette di chiarirsi le idee sulla persona, non si è certo obbligati a ripetere l’esperienza.

I miei scambi del cuore? Sono tanti, ma per questo articolo con il quale spero di avervi interessato al baratto e invogliato a partecipare, ve ne elenco cinque:
- un week end nelle Langhe per me, marito e figlio, ospiti di una bellissima famiglia in una casa colonica di campagna. Ospiti in tutti i sensi, con vitto, alloggio e visita guidata nei dintorni. In cambio di una piastra per capelli (ovviamente usata);
- un massaggio ayurvedico per mio marito in cambio di un CD di Elisa;
- due quadri (che ora mi osservano appoggiati al mobile della mia sala) di una artista che ammiro molto e che è molto attiva su ZR dove scambia soprattutto libri e, occasionalmente, alcune sue opere. In cambio di un forno a microonde e di diversi prodotti dolciari (che avevo ricevuto in regalo ma che non amo);
- le creme e i saponi handmade di quattro barter diverse, con le ricette e le spiegazioni per realizzarmele da sola, che mi hanno permesso un annetto fa di risolvere la dermatite atopica di mio figlio. In cambio, se non ricordo male, di un vaso blu, un gioco di mio figlio, di collant, di dolci. Le “spignattatrici” su ZR sono molto attive e molto disponibili a condividere i loro segreti;
- la prestazione di un elettricista che è venuto a montare i variatori di luce nel mio precedente appartamento in cambio di alcune bottiglie di vino.
Concludo con una frase che ho letto proprio oggi su ZR, testimonianza di una barter soddisfatta: il bello degli scambi non è solo l’oggetto in sé ma le persone che conosci e con le quali nascono belle amicizie."

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ciao Tamara,
grazie di cuore per avermi ospitato in questo tuo sapzio e avermi dato modo di parlare di temi a me cari.
Spero in questo modo di contribuire, nel mio piccolo, ad avvicinare tanti a pratiche semplici ma preziose per il nostro pianeta.
A presto,
Grazia