mercoledì 29 febbraio 2012

Un altro premio! In ritardo con i ringraziamenti...

Qualche settimana fa avevo ricevuto un tenerissimo premio da Laura, ma gli impegni mi hanno fatto rimandare i giusti ringraziamenti.
Approfitto quindi, con incredibile ritardo, per ringraziare di cuore Laura di CreaFamily per avermi donato questo premio.


Purtroppo per me è un problema assegnare in questo momento questo premio, perchè sono molti i blog che mi sono divenuti cari in queste settimane e non so neppure quanti di essi abbiamo meno di 200 followers (condizione per l'assegnazione del premio).
Preferisco, quindi, assegnarlo simbolicamente a tutti i blog che seguo o che sbircio ogni tanto, ma che mi aprono tante finestre su mondi diversi e che mi danno modo di conoscere tante cose interessanti.

lunedì 27 febbraio 2012

Riflessioni sparse, cose da ricordare, gli animali e la campagna antivivisezione

Da più di una settimana sono assente da questo mio spazio. Sono stata impegnata con una sessione di esami molto ravvicinati tra loro ed il tempo non dedicato allo studio o al lavoro era riservato alla mia famiglia.
Questa sera mi sono lasciata trasportare da una piacevolissima sensazione di benessere guardando la mia bimba che giocava sul divano accanto a me, sfogliando e risfogliando le pagine di un libro cartonato che le è stato regalato. Fuori soffiava un vento freddo e teso, che aveva reso l'aria tersa e piena di luci che brillavano in lontananza. Mentre me ne stavo così, ferma, ascoltando in sottofondo alcune canzoni dei Kings of Convenience, ho ripensato a questi giorni e ad alcune cose che voglio ricordare, positive o negative che siano.

1) Un professore universitario che non avevo mai visto. Dietro la cattedra con altre due docenti, questo tizio, non il titolare, era l'unico ad interrogare. Avete presente la classica immagine del professore di un austero college inglese? Ecco, era lui. Di corporatura pesante, vestito con un completo marrone, capelli bianchi, guance a bisaccia un po' cascanti, gli occhi liquidi dal colore indefinibile, che si intravedono dietro le lenti degli occhiali, che parla e ti interroga senza guardarti in faccia e che ti fa sentire terribilmente ignorante ed inadeguata solo con la sua presenza. Sì, proprio lui. Ecco, io ho saputo subito che sarei finita sotto le sue grinfie. E così è stato. Eppure, quando mi sono seduta a fianco a lui e mi ha chiesto di parlargli del libro che avevo scelto (quello di cui ho parlato nel mio post precedente, "Siamo quello che leggiamo" di Aidan Chambers) e se e perchè mi era piaciuto, io, non so perchè, ma ho incominciato proprio a dirgli quello che ho scritto nel post di cui sopra, ovvero a raccontare della mia esperienza al liceo e del perchè ritenevo la lettura importante per me, per poi spiegare gli argomenti trattati nel libro. Dopo aver lievemente inarcato il sopracciglio sinistro, il professore mi ha lasciato parlare ed io ho parlato a fiume a lungo. Mi ha solo interrotto due volte per chiedermi di collegare i temi di quel testo agli altri che rientravano nel programma e poi per liquidarmi con lo statino firmato ed un 30 e lode. Voglio ricordare tutto questo, non per il voto in sé, ma perchè questa è stata forse l'unica volta in cui ho potuto parlare in questo modo ad un esame, spiegando, argomentando e riflettendo e collegandolo alla mia vita. E voglio anche ricordarlo per questa figura di professore, così diversa da come mi aspettavo ed al tempo stesso così tipica, così rispondente a quella che si è costruita nel mio immaginario attraverso film e libri.

2) Il sole che intarsia i rami degli alberi e che bagna la mia testa, mentre me ne sto seduta a gambe incrociate sui gradoni di marmo nel cortile dell'università, in attesa del prossimo esame. Mi sono resa conto che in quel momento ero concentrata su me stessa e non su di me come mamma della mia bambina. E' stato come tornare a tanti mesi fa, quando ancora lei non c'era ancora. Ero solo io e basta.

3) La sensazione di gioia nel rivedere mia figlia dopo più di 8 ore che ero fuori casa e nel sentire che mi si avvinghiava forte al collo ridendo, mentre io la prendevo in braccio e la stringevo a me.

4) Il profumo delle mimose che invadeva l'aria vicino al lago mentre passeggiavo con la mia bimba nella fascia. Ho provato a guardare da dove venisse il profumo, ma credo che le mimose fossero nascoste dietro qualche cancello o qualche altra pianta più alta dei giardini vicino al lago. E' come se quel profumo mi avesse invaso le cellule, con il suo preannuncio di primavera, e mi avesse trasmesso un'energia che fremeva tutto intorno a me, pronta ad esplodere.

5) La quiete che è scesa su di me mentre guardavo la mia bimba giocare da sola con il suo libro, mentre il mio corpo era sprofondato nel divano, abbandonato ad un prezioso momento di pace.

6) Una colazione al bar di fronte al lago (quello dove prendo sempre una fantastica girella alla cannella) con un amico che non vedevamo da un secolo e con la sua nuova ragazza (molto simpatica, finalmente!). Non aveva ancora visto mia figlia ed è stato strano incontrarsi di nuovo con lei in braccio che lo scrutava con i suoi occhi seri ed indagatori, fino a quando non ha preso confidenza e gli ha sorriso.

Detto tutto questo, passo alle cose spiacevoli.

1) Di nuovo un professore universitario, ma questa volta un esempio negativo di docente. In ritardo di tre quarti d'ora all'esame (ma di solito ne fa molto di più, da quello che ho saputo in giro), non ha chiesto scusa e ha fatto distribuire i fogli per il compito scritto da un'assistente. L'aula era piena di studenti e molto vasta, quindi il tempo necessario per l'operazione era notevole. Il professore, senza aspettare, ha detto che avevamo trenta minuti da quel momento. Abbiamo allora detto di aspettare almeno che l'assistente finisse di distribuire a tutti i fogli ed il professore ha detto: "Vi avrei lasciato due o tre minuti in più alla fine, ma visto che dite così, non ve li concederò, così la prossima volta imparate a starvene zitti". L'episodio credo si commenti da solo. Mi intristisce solo il fatto che siano sempre troppi gli individui che approfittano della loro piccolissima dose di potere per esercitarlo in maniera non solo impropria, ma inutile e dannosa per la loro immagine che vorrebbero con tali atti così fortemente affermare.

2) Mentre me ne stavo beatamente sul divano con la bimba, ho letto un po' di notizie su internet ed ho purtroppo appreso che stanno arrivando in Italia 900 macachi destinati alla vivisezione. La cosa ha suscitato indignazione e proteste, cui sono seguite mobilitazioni. Qui e qui potete leggere i dettagli - tremendi -  del caso. Questa notizia mi ha stretto lo stomaco e mi ha fatto stare veramente male, dileguando la sensazione di benessere di cui parlavo. Mi sono così ritrovata a tavola a parlare con il mio compagno di questo argomento, per poi andare a toccare con lui tutta un'altra serie di cose altrettanto terribili. Mi sconvolge pensare come dietro la porta della nostra esistenza protetta, fortunata, vi siano moltissime realtà di dolore e di tragedia (ovviamente non mi riferisco solo agli animali) e che queste siano create essenzialmente da denaro e potere, in tutte le loro sfumature e gradazioni. La mia vita è così felice e fatta di cose belle, ma là fuori c'è così tanto dolore, sparso in tutto il mondo, che stupisce come non lo si possa sentire con le orecchie, con la pelle, con il cuore. Questa sera allora penso anche a tutto questo dolore ed in particolare mi fermo a riflettere su quello di tutti questi animali. Penso all'angoscia, alla paura, al male che possono sentire, senza poterselo spiegare, mentre vengono vivisezionati in maniere atroci. E penso anche che noi uomini siamo come una malattia per questo pianeta e che forse tutto questo un giorno finirà, quando magari il pianeta reagirà contro di noi come i nostri anticorpi reagiscono contro i virus di un'influenza.

Inoltre, a proposito di macachi, se qualcuno avesse dubbi sul fatto cheabbiano coscienza di se stessi, potete leggervi questo articolo in cui si parla di una ricerca scientifica che ha mostrato che i macachi hanno consapevolezza delle proprie azioni. E' da questo articolo che ho preso la foto del macaco presente in questo post.
Sempre a proposito di questo, proprio qualche giorno fa, ho avuto modo di ricordare una mia visita al giardino zoologico (ovvero lo zoo - mi spiace, non voglio essere estrema, ma gli zoo non mi hanno mai entusiasmato molto, perchè ho sempre pensato con angoscia a come mi sarei sentita io ad essere al posto degli animali) per studiare come era stata effettuata la ricostruzione degli habitat, durante la quale rimasi molto impressionata dalle reazioni di una delle scimmie. Mentre le altre, al nostro avvicinarci, si erano allontanate, una, un maschio per la precisione, aveva iniziato a lanciarsi più e più volte verso il vetro che ci separava, colpendolo forte con i piedi ed urlando di rabbia. Era evidentissimo il messaggio, non aveva certo bisogno di interpretazioni e mi addolorò molto, facendomi provare vergogna e pena.

Colgo l'occasione per ricordare che nei giorni 17-18 e 24-25 marzo ci sarà una campagna di raccolta firme organizzata dalla LAV per chiedere a Governo e Parlamento emendamenti rigorosi nel recepimento della Direttiva 2010/63UE sulla vivisezione. Qui trovate tutte le informazioni.

Chiudo questo lunghissimo post con un altro degli aforismi tratto da "Aforismi sulla radice degli ortaggi", di cui avevo già parlato qui.
"Lasciamo un po' di cibo ai topi, non accendiamo lumi affinché le farfalle non vengano a morirvi". E' perchè gli antichi hanno formulato simili pensieri che meritiamo di vivere e di donare la vita. Altrimenti non saremmo che forme umane modellate con la terra o scolpite nel legno.

venerdì 17 febbraio 2012

Siamo quello che leggiamo

Ricordo che durante il liceo, una mattina, un professore o una professoressa - ho cancellato i dettagli di quel momento - chiese ad ogni alunno della classe di dire a cosa non avremmo mai rinunciato nella nostra vita.
Quando fu il mio turno, sensa esitare, con il trasporto che forse solo da adolescenti si riesce ad avere, risposi: "Leggere e scrivere".
A distanza di anni, sebbene la domanda postami dall'insegnante si presti ad essere considerata sotto diversi punti di vista e gradi di profondità, posso ancora dire che a queste due attività non rinuncerei mai. Il punto è: perchè?
Oggi come allora la risposta che posso dare a questa domanda è che attraverso la lettura e la scrittura io conosco me stessa ed il mondo, posso diventare un'altra persona e viverne la vita, posso conoscere cose che non potrò mai sperimentare e vedere luoghi che non vedrò mai. Posso quindi vivere la vita in maniera più piena e ricca, conoscendone ed approfondendone diversità e sfumature.
Fatta questa premessa, arrivo al libro che ho appena finito di leggere: "Siamo quello che leggiamo" di Aidan Chambers (EquiLibri). Il titolo già dice molto del suo contenuto.
Chambers è uno scrittore, ma non solo. E' stato editor, insegnante, critico letterario e tutto il suo lavoro si è mosso in una direzione precisa: formare genitori, insegnanti, bibliotecari, affinché fossero in grado di aiutare i bambini ed i ragazzi ad amare i libri.
Il testo, diviso in tre parti, è una raccolta di saggi, raggruppati in maniera armoniosa, in cui Chambers spiega che la lettura della letteratura è il cuore dell'educazione e che attraverso la lettura ognuno di noi esplora, ricrea e ricerca il significato dell'esperienza umana.
Per spiegarci l'importanza che la lettura ha per la formazione dei bambini e dei ragazzi, l'autore, nella prima sezione, parte dalla propria esperienza personale di bambino definito "lento" dagli insegnanti, che fino a 9 anni non è stato in grado di leggere realmente e che poi, improvvisamente, ha scoperto per caso la magia della lettura, divenendo poi un lettore ed infine uno scrittore.
Nella seconda parte Chambers spiega che bisogna capire perchè la letteratura è così importante per noi stessi per essere sicuri del motivo per cui si ritiene fondamentale che bambini e ragazzi si appassionino alla lettura. In uno dei saggi che compongono questa sezione, l'autore mostra che gli ultimi sviluppi delle neuroscienze hanno ampiamente dimostrato l'importanza della lettura precoce ai bambini per il loro sviluppo mentale e psicologico.
La terza parte è quella più pratica: Chambers fornisce un prontuario fatto di interrogativi attraverso cui noi stessi possiamo interrogarci sulle nostre letture ed al tempo stesso utilizzarli per una conversazione sui libri con bambini e ragazzi, per fare in modo che le loro scelte siano più consapevoli e le nostre proposte rivolte a loro più efficaci.
Altri due saggi compongono l'ultima sezione: uno, dal titolo "il lettore dentro il libro", ci svela il modo in cui anche il lettore partecipa alla costruzione della storia narrata ed il modo in cui un autore può avvicinarsi ed entrare in sintonia con il suo lettore ideale; l'altro, invece, - interessantissimo - riguarda i principali cambiamenti avvenuti nel XX secolo ed il modo in cui questi hanno trasformato e stanno trasformando la letteratura in generale e quella per ragazzi in particolare.
Chambers ci dice che "La lingua è il dio che ci crea" e con le sue parole ci mostra come i libri e la lettura agiscano su bambini e ragazzi.
Ho trovato questo libro estremamente interessante e mi rammarico di averlo avuto in prestito, tanto che medito di comprarlo per rileggerlo nuovamente in futuro. Il tema della lettura in generale e quello della lettura a/per i bambini in particolare mi sta molto a cuore e questa riflessione, fatta in un linguaggio semplice ed accattivante e di ampio respiro, mi ha colpito molto. Non contiene rivelazioni, ma aiuta a focalizzare i punti essenziali dell'argomento e a trovare un modo per far appassionare alla lettura i bambini ed i ragazzi che abbia basi proprio in quello che bambini e ragazzi sono e pensano.
Un aspetto mi è piacuto particolarmente e mi ha fatto apprezzare di più il libro: dalle parole dell'autore traspare la sua autentica passione per la lettura e la scrittura, ma ancor di più quella che ha animato tutta la sua vita di scrittore ed insegnante, ovvero far appassionare ai libri le giovani generazioni.
Sono mille le cose che vorrei dire su questo testo, ma così toglierei il piacere di scoprirle da sé a chi magari deciderà di leggerlo.
PS: Ho scritto queste righe velocemente, subito dopo aver finito di leggere voracemente il libro, e quindi, probabilmente, non sono riuscita a rendere in maniera organica tutti gli aspetti che lo caratterizzano e che me lo hanno fatto apprezzare.

Con questo post partecipo al Venerdì del Libro.

giovedì 16 febbraio 2012

Mettiamoci una pezza!

In questi giorni il tempo è poco, tra la bambina, gli esami ed il lavoro di battitura testi che sto facendo. Per questo rinvio l'approfondimento delle riflessioni espresse nel post precedente ad un momento più tranquillo.
Nel frattempo, però, vorrei parlare di un'iniziativa che mi ha colpito molto e che ho conosciuto grazie a Valentina di L'uliveto sul Canal Bianco. Si tratta di un progetto di urban knitting, Mettiamoci una pezza!, che l'Associazione Animammersa intende realizzare in occasione del terzo anniversario del terremoto dell'Aquila, il 6 aprile. Lo scopo è quello di portare un po' di colore nel centro storico della città, ancora devastato dal sisma, ricoprendo 100 metri quadrati di superficie con pezze e fiori fatti a maglia e/o all'uncinetto. Qui trovate i dettagli dell'iniziativa. Qui, invece, trovate come partecipare.
Non so come, ma ho deciso di trovare un po' di tempo per partecipare. Come penso sia accaduto a molte persone, dopo un primo periodo di coinvolgimento emotivo, anch'io ho accantonato il pensiero e lo strazio di quell'evento in qualche angolo della mente, per tornare alla mia vita di tutti i giorni. Eppure sono molte le persone che non hanno potuto tornare alla propria normalità.
Allora mi metterò all'opera. Con i ferri sono un po' arrugginita e non sono mai stata un fenomeno. Mia nonna era una vera artista della maglia e mia mamma è pure molto brava. Magari il patrimonio genetico si risveglierà per assistermi ed una pezza riuscirò a farla...
Le foto esempio di urban knitting sono prese qui e qui, dove ne potete vedere altre.
photo by Derek Powazek
C'è anche un mix di urban knitting e urban gardening (o guerrilla gardening), di cui mi piacerebbe parlare in seguito. A lato potete vedere un esempio. La foto è presa qui, dove tra l'altro si possono vedere altre cose interessanti, oltre che bellissime fotografie.
Appena avrò fatto la mia pezza, pubblicherò una orgogliosa foto.

martedì 14 febbraio 2012

Un sogno e la decrescita felice (parte I)

Questa mattina mi sono svegliata da un sogno bellissimo ed al tempo stesso bruttissimo, perchè mi ha di nuovo fatto riflettere su un tema che mi attanaglia da diverso tempo.
Il sogno, con tutte le giravolte e contorsioni che i sogni solitamente hanno, in sostanza è questo: mi ero imbattuta in un angolo nei pressi di una casa di sconosciuti dove erano stati abbandonati degli oggetti, accompagnati da un biglietto. Nel citato biglietto una signora diceva che quelli erano oggetti che non le servivano più e che quindi dava via a chi li voleva prendere. Io, presa da una curiosità incredibile, ho iniziato a guardare tra gli oggetti e vi ho trovato una quantità esagerata di libri, ma non di libri qualsiasi, proprio quelli che vorrei prendere e che stanno da qualche parte nella mia lista dei desideri. Nel sogno allora ho incominciato a prenderli, scartando quelli (pochissimi) che non mi interessavano. Tra gli oggetti è saltato fuori anche qualche vestito particolare, che ho messo da parte. In breve mi sono resa conto che la signora aveva messo a disposizione quasi un'intera stanza di casa piena di oggetti da dare via. Ed io ero felicissima per quei libri. Poi nel sogno è comparsa anche la signora con la sua famiglia ed altre persone non meglio definite che forse stavano tentando di trovare qualcosa di loro interesse frai vari oggetti messi a disposizione. In quel momento mi sono resa conto che avevo esagerato, che avevo preso troppo. Sono andata dalla signora e gliel'ho detto. La signora mi ha risposto che sì, avevo esagerato e che lo aveva notato, ma non mi aveva detto niente perchè lei regalava quelle cose e chi prima arrivava, prima prendeva, ma, visto che io avevo fatto il primo passo, allora lei aveva deciso di riprendere tutto e, invece di regalarlo, di metterlo in vendita. Così il sogno è finito con me che, guardando una libreria allestita dalla signora con tutti i libri prezzati, cercavo di scegliere con oculatezza cosa prendere.
Il risveglio è stato amaro, ma mi ha fatto pensare. Ho pensato a tutta una serie di cose su cui rifletto da molto tempo.

L'accumulo. L'accumulo di oggetti. Sì, anche l'accumulo di libri. Da un po' di tempo a questa parte compro molto poco in termini di oggetti, libri e vestiti. Come ho detto in un altro post, vestiti e libri vengono per lo più dal mercatino dell'usato, perchè mi piace l'idea di riciclare le cose che agli altri non servono e perchè si trovano spesso cose molto belle e particolari. In passato però ho forse esagerato anche in questo. Il fatto che costassero poco mi ha spinto spesso a comprare troppi vestiti e troppi libri, anche se usati. Sui libri però non riesco mai a dire che sono troppi. E' più forte di me. Ultimamente non prendo neppure i vestiti. Mi bastano e mi stra-avanzano quelli che ho e, tra i miei progetti, c'è quello di riprendere la macchina da cucire in mano ed eventualmente provare a crearne di nuovi da quelli che già ho. In alternativa vorrei donare tutti quelli che non uso mai.
Da tempo sento l'inutilità di molte cose, sebbene poi molte di queste rivestano per me dei significati profondi e mi richiamino alla mente ricordi ed emozioni. Il punto è proprio che si investono inevitabilmente gli oggetti di significati ed emozioni, per cui è difficile separarsene. La casa finisce così con il riempirsi sempre di più.
Sono sempre combattuta interiormente tra le bellezza limpida di una vita senza oggetti (leggete qui qualcosa sulla Generazione Zero) ed il fascino di una casa piena di oggetti cari e particolari.
Prima di tutto sto cercando di eliminare gli acquisti. Per esempio uso ancora le pentole di mia nonna, sia per una questione affettiva, sia perchè non mi va l'idea di buttare una cosa che ancora svolge perfettamente il suo lavoro. I vestiti della bambina sono quasi tutti della cuginetta. I suoi giochi pure. Alcuni li ho cuciti io mentre ero incinta. Cerco di comprare solo quello che serve.
Difficile è tenere a bada mia madre e mio padre. Hanno fatto molti sacrifici, sono stati ad emigrare in Svizzera per molti anni e con grande fatica si sono conquistati quello che hanno, per cui adesso che possono, non vogliono risparmiarsi. Così devo combattere anche con gli acquisti inutili che mia madre fa per me con tanto amore.
Il punto è che avere di più non dà la felicità. La società (ma non è forse il soggetto giusto) ha creato falsi bisogni per noi e noi ce ne creiamo di altri. Di tutto quello che ci circonda, quanto realmente ci serve? Ci serve per dare a noi stessi e agli altri l'immagine di ciò che vorremmo essere, che siamo o che pensiamo di essere. Gli oggetti che possediamo plasmano questa nostra immagine. In essi trasponiamo una parte di noi.
Pure io non ne sono immune e se mi guardo intorno, se guardo la mia casa, mi piacciono le cose che la popolano. Ancora non potrei liberarmi di molte di esse.
Mesi fa ho visto il film "Into the wild", di cui magari parlerò in futuro dal momento che mi ha colpito e fatto riflettere ulteriormente, e vorrei solo ricordare qui una delle canzoni che accompagnano il film, "Society" di Eddie Vedder (oltre che meravigliosa nella musica e nelle parole, per me è anche un'ottima ninna nanna... l'ho sperimentata personalmente sulla piccola), le cui parole ben si accordano con il tema. Qui il testo e qui la traduzione.
Detto tutto questo, ancora troppe cose vorrei scrivere, perchè sono molti gli aspetti del problema.
Le mie riflessioni mi hanno portato ad interessarmi di decrescita, o decrescita felice, e dei testi di Serge Latouche, di cui parlerò magari domani, perchè l'argomento è vasto ed il mio tempo residuo ormai è poco.
Tra i vari modi per rimettere in circolo gli oggetti che non si usano, oltre a quello di regalarli a chi ne ha bisogno, ho trovato quello del baratto. Ancora non mi sono cimentata, ma sbircio da tempo il sito di ZeroRelativo e sto pensando di unirmi al gruppo di barters che lo popolano. Pensavo anche di aprire un piccolo spazio sul blog dove inserire gli oggetti che potrei scambiare. Anche su questo punto avrei un po' da approfondire.
Ecco, ho messo troppe cose nel calderone. Svilupperò prossimamente, ma era da un po' che volevo iniziare a parlarne.
Per il momento chiudo con un altro aforisma tratto da "Aforismi sulla radice degli ortaggi" di Hong Zicheng di cui ho parlato ieri qui. Le riflessioni che ne scaturiscono possono essere molteplici, a seconda della prospettiva da cui si cerca di rispondere alla domanda posta.
"Se sappiamo vivere senza affanni in una piccola stanza, perchè possedere saloni dagli alti soffitti decorati, ampie finestre dalle tende di perle?
Se dopo aver bevuto tre coppe intuiamo il vero, ci sentiremo appagati suonando il liuto al chiaro di luna o il flauto nel vento."

lunedì 13 febbraio 2012

Aforismi sulla radice degli ortaggi I

Dal momento che questa mattina la bambina dorme ancora ed io sono riuscita a fare colazione in pace leggendo Anna Karenina, ho avuto anche modo di riprendere in mano un libretto, "Aforismi sulla radice degli ortaggi" di Hong Zicheng (SE), un testo cinese del XVII secolo in cui si intrecciano taoismo, buddismo e confucianesimo, che comprai da Remainders anni fa, attirata dal titolo, dal fatto che fosse un libro cinese anche di matrice taoista e dalla copertina, che riporta un ventaglio dipinto con fiori e farfalla (ho avuto fortuna di studiare l'arte cinese e mi è piaciuta incredibilmente).
Il testo è accompagnato da un'ottima postfazione di Martine Vallette-Hémery, in cui sono illustrati il contesto storico in cui è nata l'opera (alla fine della dinastia Ming), le correnti di pensiero che ne costituiscono il fondamento, come pure le varie interpretazioni che sono state date al curioso titolo. Solitamente preferisco leggere questo tipo di libri assaporandone le parole, lasciandole decantare in qualche angolo della mia mente e poi lasciare che i pensieri fluiscano da soli. Al tempo stesso, però, mi piacciono le introduzioni e le postfazioni, perchè mi aprono una finestra sull'intimità dell'autore (in questo caso è un po' più difficile trattandosi di un'opera del XVII secolo, del cui autore non si hanno molte notizie). In questo caso forse la lettura della postfazione può intaccare la suggestione e la riflessione che l'opera suscita, proprio perchè la colloca in un tempo ed in una riflessione filosifica ed artistica precisa, oppure può arricchirla, a seconda dei punti di vista.
In ogni caso il titolo di questo libro mi affascina. La radice degli ortaggi. Qualcosa di nascosto, ma che è l'essenza di tutto. Dalla radice, che non si vede, che affonda nella terra al buio, la vita trae parte importante della sua essenza. Ortaggi. Qualcosa di semplice, cui poco forse badiamo, che diamo per scontato, che non fanno parte solitamente dei giardini (anche se c'è una tradizione di orti-giardini che ha radici storiche antiche - ho avuto anche la fortuna di studiare approfonditamente l'arte dei giardini), ma di cui tutti ci nutriamo. Preziosi ed in realtà bellissimi.
Detto questo, visto che mentre io faccio la riflessiva, la bambina si è svegliata, ha fatto colazione e adesso mi reclama, riporto per il momento soltanto uno degli aforismi, quello che si è intonato a questa mattina.
"Quando udiamo, vicino a una siepe di bambù, un cane abbaiare o un gallo cantare, ci sentiamo trasportati in un mondo libero come le nubi.
Quando ascoltiamo, circondati dai nostri libri, le cicale frinire e il corvo gracchiare, accediamo nel seno della quiete a un nuovo mondo."
(Ho la macchina fotografica momentaneamente fuori uso perchè la memory è piena, altrimenti avrei messo foto delle radici di qualche pianta dell'orto, anche se in questo periodo l'abbiamo un po' abbandonato a se stesso causa mancanza tempo...)

venerdì 10 febbraio 2012

La notte dell'indaco

Oggi per il Venerdì del Libro voglio parlare di un altro libro suggeritomi sempre da mia suocera (ci scambiamo libri in continuazione ed è con lei che parlo e condivido le emozioni legate alla lettura): "La notte dell'indaco" di Satyajit Ray (Einaudi).
L'autore è un regista indiano, di cui purtroppo non conosco i film, che ha scritto anche varie storie per ragazzi. Si tratta di una raccolta di undici racconti che ho letto vari anni fa. Per questo motivo non ricordo con precisione tutte le storie, ma ricordo nitidamente le atmosfere evocative e le sensazioni meravigliose che quelle storie mi hanno trasmesso. Questi racconti mi avevano ammaliato, trascinandomi in un'India lontana e misteriosa, fatta di profumi, colori, luoghi remoti e sperduti, fuori dal tempo. In tutte le storie narrate il reale dei nostri giorni (o quasi, visto che il libro è stato scritto nel  1987) e l'immaginario si intrecciano o, meglio, il fantastico irrompe nella vita quotidiana e la trasforma. In questo, a mio avviso, vi è una forte affinità, anche se ammantata di una veste orientale, con i racconti di Bradbury (di cui magari parlerò prossimamente). Ray riesce con poche parole ad evocare ambienti, personaggi, situazioni, creando un'atmosfera surreale e fascinosa.  I racconti si "vedono" e forse questo è merito del fatto di essere la creazione di un regista. Le vicende si snodano davanti agli occhi come in tanti piccoli immaginosi film che parlano di spedizioni in valli e montagne dimenticate, di animali misteriosi od insoliti, di creazioni tecnologiche che conoscono i misteri dell'universo, rievocando in qualche modo le suggestioni, in chiave più moderna, dei racconti fantastici dell'Ottocento.
E' lo stesso Ray, infatti, nell'introduzione alla raccolta, a dire che alcuni dei suoi racconti riflettono la sua passione per Verne, Wells e Conan Doyle e a chiudere dicendo: "Molte delle storie raccolte in questo libro sono state scritte pensando a lettori adolescenti, ma sono sicuro che le hanno lette anche i loro genitori".
Un libro che indubbiamente ho amato molto e che molto mi ha affascinato, che ho letto velocemente, ma che è rimasto (e rimane) a lungo nella mia mente.

giovedì 9 febbraio 2012

Un motto per affrontare la giornata

Da giorni avevo tanti pensieri che mi si affollavano nella mente e mille post che volevo scrivere mi si abbozzavano fra i pensieri. Il poco tempo (sto sempre cercando di prendere la seconda laurea per avere l'abilitazione all'insegnamento e gli esami incalzano in questo periodo) mi aveva impedito di fermarmi a focalizzare. La bimba assorbe molto del tempo residuo (e ieri sera ha battuto per la prima volta le mani, per cui ero esaltatissima e non riuscivo nemmeno a studiare).
Questa mattina mi sono svegliata però con una pessima notizia riguardante proprio il titolo che sto cercando di prendere e che da oggi non mi darà più l'accesso alle graduatorie ad esaurimento (a meno che in futuro non cambi nuovamente qualcosa). Non ho voglia di ripercorrere le vicende di quanto accaduto. Non ho voglia di pensare che adesso dovrò accantonare quanto sto facendo per studiare per il test d'ammissione al TFA.
Mi sento svuotata.
Per anni mi sono allontanata da ciò che in realtà amo fare, cioè insegnare. Eppure quasi sempre il destino mi ha fatto incrociare di nuovo lavori in cui avevo a che fare con bambini e ragazzi ed ogni volta mi sentivo felice, felice di quello che stavo facendo. Alla fine mi sono arresa all'evidenza. Volevo insegnare. Voglio, o vorrei, insegnare, perchè penso che sia uno dei lavori più belli ed importanti. Faticoso, a volte frustrante, ma importante, importantissimo per il futuro del mondo. Quando insegnavo mi sentivo stanca, ma felice, davo e ricevevo e mi arricchivo interiormente e spero di aver contribuito almeno un po' ad arricchire i miei alunni. Spesso mi sono sentita inadeguata ed impotente, ma mi piaceva anche il fatto di dovermi rimettere in gioco, ripensare modi ed atteggiamenti. Purtroppo come supplente, a meno che non si abbia un incarico lungo come mi capitò un anno, non si può fare molto, ma per me era già tanto. Per tutti questi motivi ed altri ancora ho deciso che dovevo seguire questa strada, nonostante qualche amico abbia storto il naso, perchè per molti quello di insegnante è un mestiere poco gratificante e socialmente non appetibile.
Oggi non so che succederà e mi sento un po' smarrita. Mi è sembrato di aver perso tempo, di continuare a perderlo. Tra le varie telefonate per trovare conforto, ne ho fatta una a mio padre, il mio burbero ma tenero papà, che mi ha detto che il tempo non è mai perso finché si vive e si cerca di costruire qualcosa e che forse fra uno, due, tre anni o chissà quando le cose magari cambieranno, che bisogna perseverare, magari stabilendo priorità, accantonando quello che non è più urgente per dare spazio a ciò che lo è di più.
Poi ho letto qui una frase che ha rafforzato quanto mi ha detto mio padre: "Non chi comincia, ma quel che persevera" (che da quel che ho letto è il motto della nave scuola Amerigo Vespucci).
Con questa frase e le parole del mio papà nella mente, mi accingo ad affrontare questa nuova giornata e la vita.

mercoledì 8 febbraio 2012

Un blog CO2 Neutral

Grazie ad un'iniziativa ambientalista promossa da DoveConviene.it posso finalmente annunciare che il mio blog è da oggi ad impatto zero!


L'iniziativa in questione si chiama "il mio blog è CO2 neutral" ed il suo funzionamento è molto semplice: il blogger dichiara la sua disponibilità ad abbattere l'impronta ecologica del proprio sito e DoveConviene.it, in collaborazione con iplantatree.org, provvederà a piantare un albero in zone soggette a processi di riforestazione.
L'effetto benefico di questa iniziativa è garantito. Ogni anno infatti un blog o un sito internet producono in media 3,6 kg di anidride carbonica, un albero invece è in grado di assorbirne ben 5 kg annui.
La partecipazione da parte dei blogger è totalmente gratuita ed il modo di aderire è semplice ed intuitivo.
DoveConviene è da sempre molto attento all'utilizzo consapevole della carta e alla tutela del nostro patrimonio boschivo. Grazie alla sua attività tutti i volantini pubblicitari delle principali catene commerciali di elettronica, sport, ipermercati come ( msc crociere offerte, coop offerte, benetton offerte, thun offerte solo per citarne alcune) vengono digitalizzati e resi disponibili online, in maniera gratuita e consultabili sia su pc che su smartphones iPhone e Android, attraverso una comoda applicazione. Ecco alcuni esempi di volantini digitalizzati:
Casa volantino -> http://www.doveconviene.it/volantino/casa
Mercatone-uno volantino -> http://www.doveconviene.it/volantino/mercatone-uno
Comet volantino -> http://www.doveconviene.it/volantino/comet
Eurospin volantino -> http://www.doveconviene.it/volantino/eurospin
DoveConviene vuole scoraggiare l'abuso di carta per fini pubblicitari e contribuisce a rendere più pulita la città. Per l'utente la comodità di poter accedere a tutte le offerte in qualunque momento, di poter rintracciare il punto vendita più vicino attraverso una pratica mappa e di poter conoscere rapidamente tutti gli orari di apertura, comprese le aperture domenicali.
Per chi vuole approfondire nel dettaglio sull'iniziativa vi invito a visitare http://www.iplantatree.org/project/7 e anche http://www.doveconviene.it/co2neutral 

Ho conosciuto questa iniziativa grazie a Maris e trovo sia molto bella. Piantare un albero è sempre e comunque un gesto di amore e poter continuare a mantenere vivo il proprio blog senza per questo andare a contribuire all'immissione di anidride carbonica, credo sia molto importante.
Spero, quindi, che l'iniziativa si diffonda e spero anche di poter vedere un giorno questi alberi con i miei occhi.

              

martedì 7 febbraio 2012

Un premio

Oggi ho avuto una bellissima sorpresa. Ho ricevuto il premio The Versatile Blogger da Smile1510 di Ballando con Sofia. Aggiornamento al 9 febbraio: l'ho ricevuto anche da Valentina di 4quattropassi.
Se non ho capito male le regole al ricevimento del premio sono:
  • Ringraziare sul proprio blog chi ce lo ha assegnato
  • Raccontare sette cose di sé
  • Premiare altri 15 blogger
Il primo punto è facile facile: grazie mille a Smile1510! Aggiornamento al 9 febbraio: grazie mille anche a Valentina!!
Il secondo punto è un po' meno facile. Ci provo...
  1. Sono troppo spesso indecisa ed insicura, ma testarda.
  2. Mi sento molto vicina al pensiero taoista.
  3. Ho una passione per i semi (nel senso che mi piace, quando li trovo in giro, raccogliere i semi delle piante per poi piantarli), le talee (propagare le piante è bellissimo, specialmente quelle che vanno scomparendo), la raccolta di piante spontanee ed aromatiche (mi piace conoscerne le proprietà e cercare di usarle). Ultimamente, però, non mi ci sono dedicata molto, ma presto provvederò.
  4. La maggior parte dei mie vestiti e dei miei libri viene dai mercatini dell'usato. Si trovano delle perle uniche a pochissimo e poi mi piace il riciclo, il riuso delle cose (quello che a me non serve, anzi mi ingombra casa, ad un altro può essere utile).
  5. Mi piacciono molto i film in bianco e nero (per esempio quelli di Ingmar Bergman, Orson Welles, Charlie Chaplin, ma anche tutta una serie di altri film), ma anche quelli di fantasia degli ani '80 (mi ricordano l'infanzia...) e quelli di fantascienza.
  6. Esigo troppo da me stessa e mi sembra sempre di non aver fatto abbastanza o abbastanza bene.
  7. Mi piace portarmi a casa sassi, legnetti, foglie (con il trasloco ho dovuto liberarmi, con un po' di rammarico, di un po' delle cose raccolte, perchè il mio intento è di andare verso la semplificazione e la riduzione delle cose...con i libri però è quasi impossibile...).
Adesso il terzo punto. Questo punto è il più difficile perchè sono tanti i blog che ho incontrato in questo breve lasso di tempo e molti sono già stati premiati. In alcuni ho commentato poco o niente, limitandomi a leggere ed ammirare foto, progetti, pensieri. In altri sono invece uscita allo scoperto, cosa che per me all'inizio non è stata facile. Ecco quindi la lista dei blog a cui passo il premio:
  1. A casa con la mamma 
  2. ToWriteDown
  3. 4 Quattro Passi
  4. Il mio grande caos
  5. Cara Lilli
  6. Crea Family
  7. a casa di Eli per l'ora del té
  8. L'uliveto sul Canal Bianco
  9. Unconventional Mom
  10. Mamma in Verde
  11. Il Mondo di Cì
  12. Quieta Radura
  13. Via dei Tigli
  14. Il giardino segreto
  15. Il giardino delle ortensie 

sabato 4 febbraio 2012

La mia Festa della Neve (passeggiata, ricette quinoa e zucca , libri)

Ieri, finalmente, è nevicato anche qui. Per questo abbiamo potuto starcene a casa tutti e tre, dal momento che da noi, quando nevica, si blocca tutto. Quest'anno la neve ha deciso di essere generosa ed è scesa senza riserve tutto il giorno e tutta la notte. Oggi non nevicava più ed il mondo mi si è presentato alla finestra ammantato di una luce intensa ed inconfondibile. Ho quindi decretato che oggi doveva essere la mia Festa della Neve, per cui ho deciso anche di cucinare qualcosa di nuovo.
Ultimamente in cucina sono mentalmente attivissima, ma all'atto pratico piuttosto passiva... Nella mia testa mi immagino intenta a cucinare mille piatti e mille dolci. A volte  riesco a fare qualcosa, altre volte mi costringo a malapena a cuocere un piatto di pasta. Con i dolci poi ho un rapporto strano. Sono il mio sogno proibito. Vorrei farli bene, vorrei sperimentare, ma non sono mai soddisfatta del risultato.

Tornando ad oggi... Questa mattina siamo usciti tutti e tre per fare una passeggiata, che purtroppo è stata piuttosto breve. La neve, alta 40 cm, per via del vento in alcuni punti si era accumulata fino ad un metro e più, quindi la strada in campagna era impraticabile. Quei pochi passi, però, mi hanno dato gioia e mi hanno fatto tornare bambina. Ho riassaggiato la neve e sono saltata dentro i mucchi più alti. Poi, per evitare di congelare la bambina, siamo rientrati e sono passata alle sperimentazioni gastronomiche. Qui avevo trovato una ricetta per cucinare la quinoa (questa sconosciuta...ricca di proprietà nutritive, contiene fibre e minerali ed è un'ottima fonte di proteine vegetali - le mie sperimentazioni vegetariane continuano - ne riparlerò perchè mi incuriosisce ed ha una storia interessante), che però ho un po' variato.
Ecco la mia ricetta:

Quinoa con zucca, patate, mandorle e olive nere
400 g di zucca
2 patate piccole
1 cipolla piccola
200 g di quinoa
1/2 l di brodo vegetale
una manciata di mandorle tritate
olive nere tritate grossolanamente a piacere (io ho usato 15 olive di Gaeta)
salvia (2-3 foglie)
olio extravergine di oliva

Ho fatto rosolare la cipolla, poi ho aggiunto zucca e patate tagliate a tocchetti, quindi la quinoa, le mandorle e le olive. Ho fatto rosolare un paio di minuti, mescolando di tanto in tanto, poi ho aggiunto la salvia a pezzetti ed il brodo. Ho fatto cuocere per circa 25 minuti. Il risultato è nella foto a lato.

Non soddisfatta, ho deciso di cimentarmi nelle tortine alla zucca suggerite qui da Michela. Volevo proprio finire la zucca che avevo in casa. Ci sono piaciute moltissimo e le ho fatte assaggiare anche alla mia bambina (ovviamente a pezzetti piccoli piccoli), che per l'occasione ho fatto anche bere per la prima volta dal bicchiere di vetro (ovviamente lo tenevo io).

Grazie alla neve, così, sono riuscita a passare una giornata tranquilla, davvero casalinga, con la piccola che giocava con il papà, mentre io cucinavo.
Da quando è nata la piccola, apprezzo molto questi momenti, in un modo che mai avrei immaginato prima.
Con la poca zucca rimasta ho infine preparato anche la pappa per lei. Insomma...uno zucca-day... Io adoro incondizionatamente la zucca...
Per completare la Festa della Neve, ho letto una delle storie di Boscodirovo ("Le storie di Boscodirovo" di Jill Barklem, EL Edizioni) alla mia bimba.

Per evitare che mi impedisse di leggerla per la troppa smania di strapparmi il libro dalle mani, le ho prima dato modo di toccarlo, aprirlo, sfogliarlo. Dal momento che sono abbastanza gelosa dei libri e che temevo ne strappasse le pagine (ha solo poco più di nove mesi), ma ben sapendo che i bambini devono poter manipolare i libri per poterli sentire vicini e familiari, l'ho lasciata fare guardandola con i brividi e la pelle d'oca. Mi ha però piacevolmente sorpreso, perchè lo ha esplorato a lungo, ma, fortunatamente, non lo ha rotto e, infine, quando si era saziata del contatto con il libro, mi si è buttata tra le braccia ed io ho potuto iniziare a leggerle "La scala segreta", un dolcissimo racconto di mezzo inverno.
Questo libro sembra piacerle molto, intendo anche a livello tattile. Già un'altra volta lo ha manipolato per un po'. La incuriosisce forse l'oggetto libro in sè, dal momento che sono le prime volte che lo lascio direttamente a lei tra le mani.
E' importantissimo che i bambini possano manipolare ed avere un rapporto diretto con i propri libri fin da piccolissimi, perchè in questo modo il libro, inizialmente solo come gioco sensoriale, diviene per loro un oggetto familiare. Si dice anche che, affinché possano sentirlo davvero come un  oggetto proprio, debbano essere liberi di manipolarlo anche fino al punto di romperlo.
Io fatico ad accettare questo tipo di affermazione, probabilmente perchè ho una specie di venerazione per l'oggetto libro in sé e poi perchè i libri per bambini sono spesso incredibilmente belli dal punto di vista estetico e quindi mi dispiacerebbe se venissero rotti. Inoltre credo sia importante che i bambini comprendano anche il valore di un oggetto e la fortuna di poterlo avere, cui dovrebbe forse automaticamente seguire una sorta di rispetto per esso. Certo non è facile farlo capire a bambini molto piccoli. In ogni caso vedrò di volta in volta come comportarmi. Per il momento cercherò di evitare che distrugga i libri che le leggo. A proposito di questo: da quando la bambina aveva un mese, praticamente ogni giorno (o quasi), le leggo qualcosa, magari anche solo per pochi minuti o solo poche righe. A poco a poco è divenuta un'abitudine, un appuntamento irrinunciabile, che spero di poter continuare ad avere anche quando riuscirò (mi auguro) a tornare al lavoro.
Adesso, per coronare questa giornata di festa, dal momento che la luna è quasi piena ed il cielo è tornato sereno, il mio compagno ed io ci alterneremo (non posso di certo lasciare la bimba sola in casa, né portarmela dietro, ma neppure rinunciare a questo spettacolo) in una piccola passeggiata notturna per fotografare i campi qui fuori con la luce lunare che si riverbera sulla neve.

venerdì 3 febbraio 2012

La mia famiglia e altri animali

Oggi, per il Venerdì del libro, voglio parlare di uno dei libri che ho amato ed amo di più, "La mia famiglia ed altri animali" di Gerald Durrell (Adelphi).
Ho conosciuto questo libro grazie a mia suocera (il termine non è adatto a lei, è tutto fuorchè una suocera), che lo aveva amato tantissimo e che me lo consigliò anni fa.
E' la storia dei 5 anni trascorsi da Gerald Durrell bambino con la sua eccentrica famiglia nella solare e meravigliosa (almeno un tempo...) isola greca di Corfù. Detto così sembrerebbe solo un resoconto di vita, magari neppure troppo interessante. Invece il libro è un susseguirsi di avventure e di personaggi particolarissimi e buffissimi, sullo sfondo di un vero e proprio paradiso terrestre. Durrell, da adulto divenuto famoso zoologo, fin da piccolo ha avuto una incredibile curiosità ed una straordinaria passione per gli animali, che diventano, insieme ai membri della sua famiglia (una mamma, due fratelli ed una sorella, tutti maggiori di Gerald) ed ai loro insoliti amici, i protagonisti di queste pagine. Le descrizioni, gli episodi, i personaggi sono raccontati in maniera poetica ed esilarante al tempo stesso. E' stato impossibile per me non affezionarmi a questa famiglia inglese assurda ed incredibile e ad un luogo come Corfù, che dalle parole di Durrell sembrava davvero essere uno dei posti più belli del mondo.

Ho amato moltissimo questo libro, l'ho letto tutto d'un fiato, inseguendo Durrell ed il suo fedele cane Roger per tutte le colline, le spiagge, gli scogli dell'isola e le sue parole mi sono davvero rimaste nel cuore. E' un libro che sprizza gioia e vitalità, amore per la vita, per la natura, per la bellezza del mondo. E' una storia che racconta la felicità, l'infanzia felice di un bambino di 10 anni.

Anni fa ebbi la fortuna di vincere un viaggio a Corfù. Andai su quell'isola piena di speranza, armata ovviamente del libro, e con il mio compagno percorsi l'isola in lungo e in largo alla ricerca di quel paradiso, della Villa color rosa fragola, di quelle colline con gli ulivi, di quelle spiagge incontaminate di cui avevo letto e che tanto avevo immaginato. Purtroppo il volto dell'isola è stato trasformato dal turismo di massa e poco è rimasto del fascino e dell'incanto di un tempo. Eppure, cercando e cercando, andando ad avventurarsi per stradine polverose che sembravano perdersi nel nulla, lontane dalle spiagge conosciute, abbiamo trovato degli scorci della Corfù che viveva nella pagine di Durrell e, tra i tetti di tante case più recenti, in lontananza, senza riuscire a raggiungerla (ma forse è stato meglio così, per non perderne l'incanto ed il ricordo), ho potuto scorgere, infine, il tetto della Villa color rosa fragola.

giovedì 2 febbraio 2012

Alla notte

Una delle cose che mi manca di più fare da quando sono diventata mamma è poter passeggiare di notte.
Gli anni passati, infatti, quando tempo e lavoro lo permettevano, il mio compagno ed io, spesso accompagnati da un caro amico di vecchia data, andavamo a fare delle vere e proprie escursioni notturne, nei boschi o nei campi qui intorno, oppure andavamo in cima a qualche collina per osservare le stelle con il telescopio.
Ricordo queste notti tra le cose più emozionanti della mia vita. Mentre in lontananza si vedevano le luci della città che dormiva, era meraviglioso poter calpestare la terra e sentire il rumore dei propri passi, o sentire nel folto del bosco il fruscio degli animali che si muovevano nel buio ed il verso di qualche rapace notturno tra gli alberi. I sensi si acuivano ed il mondo non si percepiva quasi più con gli occhi, ma con l'udito e con i piedi che disegnavano il mondo che si attraversava.
Ricordo escursioni lunghe e faticose, bagnati dalla rugiada, e momenti di riposo sotto la luce della luna, in una quiete assoluta e sospesa, o ancora il freddo delle notte invernali, in cui nel cielo terso le stelle brillavano intensamente ed il calore di un thermos di the impediva che le mani si congelassero mentre guardavamo stelle e pianeti con il telescopio.
Una delle notti che più si sono impresse nella mia memoria è quella in cui percorremmo una ferrovia abbandonata fino a giungere all'area archeologica di Luni sul Mignone. Quella notte accendemmo un fuoco su uno sperone di roccia e da lassù guardammo il buio del mondo intorno a noi. Sembrava di essere gli unici esseri rimasti sulla Terra. Si levò una densa nebbia che nascose la valle attorno e la luna arrivò ad illuminare le colline in lontananza. Rimanemmo a contemplare quella meraviglia per ore ed il ricordo di quella notte è per me impagabile. Così come lo è quello delle notti estive, in cui, seduti in mezzo a qualche polverosa strada di campagna, sentivamo il profumo dei campi cotti dal sole del giorno ed il frinire interminabile dei grilli che si spandeva attorno.
Le notti di maggio erano tra le più dolci, perchè si sentiva il canto degli usignoli che si diffondeva melodioso nel buio, mentre a giugno si potevano vedere le lucciole danzare nelle forre e nei campi. D'inverno, invece, in cielo campeggiava maestosa la costellazione d'Orione e la volta celeste, attraversata dalla Via Lattea, sembrava ancora più immensa.
In tutte quelle notti mi sono sentita parte dell'universo ed il mio animo pareva espandersi.
Oggi la notte mi manca.Oggi la notte sembra più distante e sembra non appartenermi più come un tempo.
Spero un giorno, quando la mia piccola sarà più grande, di poter tornare a vivere qualche notte come in passato, magari facendo scoprire anche a lei la magia e l'incanto del paesaggio notturno.
Per il momento mi consolo rileggendo questi versi di Ungaretti:

LA NOTTE BELLA (Giuseppe Ungaretti)
Quale canto s'è levato stanotte
che intesse
di cristallina eco del cuore
le stelle

Quale festa sorgiva
di cuore a nozze                     

Sono stato
uno stagno di buio

Ora mordo
come un bambino la mammella
lo spazio

Ora sono ubriaco
d'universo

Amo molto la poesia e, per rimanere in tema di notte, voglio ricordare, tra molte altre, due poesie che mi emozionano molto.
Qui si trova l'Ode alla notte di Fernando Pessoa e qui l'Inno alla notte di Novalis.
Parlando di notte, non posso dimenticare un poeta che amo moltissimo: Pablo Neruda, in particolare "Ode alla notte e altre odi elementari" (Passigli Editore), da leggere e rileggere all'infinito.
Infine penso alla mia bimba e ad un libro per lei che ho scoperto da poco, così come la sua autrice: "Poesie della notte" di Viviane Lamarque (Rizzoli), sedice poesie composte ispirandosi ai notturni di Chopin, con delle illustrazioni dolcissime.

N.B.: la prima foto con le stelle non è mia e si trova qui. La seconda, invece, è un particolare dei dipinti di Giotto della Cappella degli Scrovegni.