giovedì 14 marzo 2013

Avere una figlia oggi

Da sempre, anche quando ancora non pensavo concretamente alla maternità, nella mia testa frullava il desiderio di una figlia. Forse per l'attrazione esercitata su di me dalle saghe familiari in cui le donne sono grandi protagoniste, come "La casa degli spiriti", ed in contrasto con una lieve misoginia che non mi ha mai portato ad avere durature amicizie femminili, il pensiero di una figlia è esploso quando sono rimasta incinta. Quando ho saputo che era femmina, ho provato una gioia immensa.
Ma cosa vuol dire oggi crescere una figlia? La faccenda è complicata. Essere donna è complicato, forse più adesso che in passato, perchè adesso, in teoria, puoi scegliere come vuoi essere. Dico in teoria, perchè in realtà i binari tracciati sono infiniti e basta guardarsi intorno per scoprirlo.
Ho sempre pensato che uomo e donna siano caratterizzati da diversità da valorizzare per potersi completare a vicenda. Ingenuamente, desiderando una figlia femmina, non mi ero mai fermata a riflettere sugli stereotipi di genere con i quali avrebbe dovuto scontrarsi inevitabilmente e dai quali la complessità e peculiarità dell'universo femminile ne escono impoverite in maniera avvilente.
Ammetto che è piacevole talvolta vestirla in modo grazioso e comprare per lei qualcosa di sfizioso da indossare. Eppure non voglio che lei finisca per essere la mia bambola da vestire e preferisco accumularle nell'armadio libri che le darò quando sarà cresciuta. A breve la mia bambina compirà due anni. Con il papà abbiamo pensato ad un regalo per lei, che è sempre in movimento, che ama camminare ed esplorare, ma anche calciare il pallone. Il risultato della consultazione è stato una bicicletta, adatta alla sua età ovviamente.
La bicicletta. Nella mia infanzia quest'oggetto è il simbolo di una libertà sconfinata, di lunghe corse solitarie in cui mi sembrava di avere tutto il mondo tra le mani.
Felice di questa scelta, mi sono messa alla ricerca. Forse nel posto sbagliato. E' stato piuttosto sconfortante girare tra gli scaffali dei giocattoli. Un reparto bambina che esplodeva davanti agli occhi per il rosa accecante che caratterizzava ogni cosa. Passando ho notato la cucina giocattolo, un set comprensivo di ferro da stiro e lavatrice che una bambina dal sorriso smagliante indicava dalla confezione, l'asse da stiro, il set da the e così via. Poi il reparto bambino, con macchine, piste per le macchine, set da meccanico, stazione dei pompieri, ecc.
Ora, non che io voglia escludere a priori che mia figlia si possa divertire con una cucina giocattolo o un ferro da stiro, perchè cadrei nell'errore opposto, ma non vedo perchè un bambino non si possa divertire altrettanto con i suddetti giocattoli.
Pochi giorni fa mi è capitato di sentire dire che un camioncino non era adatto per la mia bimba, ma lei si è divertita ugualmente a farlo andare avanti e indietro, così come si diverte a cullare e a dare la pappa ai suoi pupazzi. I bambini non hanno il pregiudizio. Siamo noi ad insinuarlo nella loro mente.
Certe volte penso che per mia figlia forse vorrei un nido come Egalia, un asilo svedese in cui i giochi sono uguali per maschi e femmine (qui qualche informazione su questo approccio sperimentale) e si usano pronomi neutri per tutti.
Recentemente mi è capitato di leggere questo articolo in cui che riflette su quanto sia difficile oggi crescere una ragazza. Qui si parla anche di alcuni "parenting guru", tra i quali Steve Biddulph (autore di Raising Girls), una sorta di versione angloaustraliana del nostrano Paolo Crepet, che condanna inevitabilmente "la melassa della pin ki fication, ovvero il corredo di abitini ro sa, bambole rosa, ca merette rosa e giocattoli da massaia in erba che spesso accompagna una bim ba. [...] l'abbiglia men to da non-spor care-o-sciupare, l'edu ca zione prudente e conformista, la pre sun ta accoglienza femminile (bambine troppo buone saranno donne colpevo liz zate, lente a liberarsi dei partner sbagliati), i romanzi e i film dove il lie to fine coin cide con un ma trimonio..." (frasi tratte dall'articolo citato). Eppure si mettono in evidenza anche le infinite possibilità che oggi le giovani donne hanno rispetto al passato, le mille sfaccettature della femminilità che possono finalmente incarnare.
La conclusione è che il rischio, il pericolo peggiore in questo ampio spettro di possibilità, è, come sempre, il consumismo. "Ne deriva che le ra gazzine di oggi siano prede magari informate ma ubbidienti, lucide ma zeppe di bi sogni in dotti."
Il mondo delle donne. Quante riflessioni ne possono scaturire e difficilmente si riesce ad affrontare l'argomento senza cadere nella banalità, come sempre succede, ad esempio, nel giorno della Festa della donna. Io ho sempre un rapporto contrastato con l'universo femminile a cui appartengo, ma mi rendo conto che ciò che me lo fa guardare con distacco e diffidenza e quasi con un senso di non appartenenza, è spesso il prodotto di uno stratificarsi di stereotipi, che sono molto distanti da quella che sarebbe in realtà l'intima natura femminile.
In occasione dell'8 marzo sono usciti questi articoli (qui e qui), in cui si parla di una lingua segreta, conosciuta solo dalle donne in Cina, il Nushu, l'unica lingua di genere al mondo, "il dialetto delle confidenze", creata da un gruppo di donne dello Hunan nel 1600 per raccontare segretamente la loro vita di sofferenze. Recentemente è stato riscoperto ed è divenuto, come accade di consueto con questo tipo di cose, un fenomeno di moda e di costume, raffinato e d'élite, per il quale fioriscono manuali ed eventi. Ed ecco il consumismo che si riaffaccia e che sgretola la profondità delle cose.
Non è facile, oggi, crescere una figlia. E quello che forse le dovrei regalare per il suo compleanno non è neppure una bicicletta, ma occhi per guardare davvero il mondo, per coglierne la bellezza e la complessità e per saper scegliere liberamente come agire in esso.

6 commenti:

Dovehovistote b ha detto...

Mi sono resa conto anche io di queste difficoltà confrontandomi con una cara amica, mamma di una bimba coetanea del mio.
È una lotta contro i mulini a vento, ma che bisogna affrontare se vogliamo consegnare qualcosa alle nostre figlie (io quella bimba la sento un po' mia).
Spero di non essere stata confusa, è un argomento che mi sta a cuore e non basterebbero mille post per sviscerarlo.

ps per la bici prova da un negozio di bici vero :)

Tamara ha detto...

Robin hai ragione, anche a me sembra una lotta contro i mulini a vento, che però, come dici tu, va in qualche modo affrontata. Effettivamente non è un argomento che si esaurisce in poche righe ed ognuno poi lo sente e lo vive in modo diverso.
Per la bici proverò in un negozio di bici come mi suggerisci.
Grazie!

maris ha detto...

Tornerò a leggere con attenzione e interesse questo post (sai che ho una bimba anche io...) adesso sono di corsa: volevo però segnalarti che ho parlato del libro di poesie di Stevenson che mi hai donato tu nel post del Venerdì del libro di oggi!
http://caralilli.blogspot.it/2013/03/i-venerdi-del-libro-122-il-mio-letto-e.html

Un bacio, a presto!

Tamara ha detto...

Che onore Maris! Corro a leggerlo!!

Daria ha detto...

Come ti capisco e io di figlie ne ho due! Sopratutto con la prima mi ponevo tutti i tuoi interrogativi... tutto sto rosa e viola, i colori pastello, le pentoline e tutto il corredo di oggetti da brava casalinga... Ma anche i giocattoli "da maschio" così tetri e scuri, seriosi... Io ho cercato di arenare le cose scegliendo il minor numero di giocattoli possibili, optando per i materiali naturali legno e stoffa e facendo scegliere a loro. Così le mie bimbe giocano indifferentemente con la cucinetta e le bambole e con le automobiline. O meglio ancora si esce e si fanno corse e cacce al tesoro o ai pirati col cuginetto, che ha sempre invidiato la cucinetta in legno delle mie... Pensandoci anche il mondo maschile è pieno di stereotipi che continuano ad essere perpetuati...
Ciao!

Tamara ha detto...

E' quello che vorrei anch'io, Daria. Vorrei che mia figlia potesse giocare con quello che vuole. Sto cercando pure io di scegliere giochi (pochi) di stoffa e legno e tanti tanti libri. Lei è ancora piccola (quasi 2 anni), quindi mi domando come sarà poi l'impatto ed il confronto con gli altri nei prossimi anni, quando i bambini iniziano a fare confronti e a desiderare ciò che hanno gli altri. Comunque concordo con te: il mondo maschile è altrettanto pieno di stereotipi ed è quasi impossibile - non so se ti è mai capitato di provarci - trovare, ad esempio, qualche maglia carina, un po' spiritosa, simpatica per i bambini maschi al di sopra di 1 anno e mezzo. Tutto diventa, come dici tu, serio, scuro e tetro...Misteri...