martedì 14 febbraio 2012

Un sogno e la decrescita felice (parte I)

Questa mattina mi sono svegliata da un sogno bellissimo ed al tempo stesso bruttissimo, perchè mi ha di nuovo fatto riflettere su un tema che mi attanaglia da diverso tempo.
Il sogno, con tutte le giravolte e contorsioni che i sogni solitamente hanno, in sostanza è questo: mi ero imbattuta in un angolo nei pressi di una casa di sconosciuti dove erano stati abbandonati degli oggetti, accompagnati da un biglietto. Nel citato biglietto una signora diceva che quelli erano oggetti che non le servivano più e che quindi dava via a chi li voleva prendere. Io, presa da una curiosità incredibile, ho iniziato a guardare tra gli oggetti e vi ho trovato una quantità esagerata di libri, ma non di libri qualsiasi, proprio quelli che vorrei prendere e che stanno da qualche parte nella mia lista dei desideri. Nel sogno allora ho incominciato a prenderli, scartando quelli (pochissimi) che non mi interessavano. Tra gli oggetti è saltato fuori anche qualche vestito particolare, che ho messo da parte. In breve mi sono resa conto che la signora aveva messo a disposizione quasi un'intera stanza di casa piena di oggetti da dare via. Ed io ero felicissima per quei libri. Poi nel sogno è comparsa anche la signora con la sua famiglia ed altre persone non meglio definite che forse stavano tentando di trovare qualcosa di loro interesse frai vari oggetti messi a disposizione. In quel momento mi sono resa conto che avevo esagerato, che avevo preso troppo. Sono andata dalla signora e gliel'ho detto. La signora mi ha risposto che sì, avevo esagerato e che lo aveva notato, ma non mi aveva detto niente perchè lei regalava quelle cose e chi prima arrivava, prima prendeva, ma, visto che io avevo fatto il primo passo, allora lei aveva deciso di riprendere tutto e, invece di regalarlo, di metterlo in vendita. Così il sogno è finito con me che, guardando una libreria allestita dalla signora con tutti i libri prezzati, cercavo di scegliere con oculatezza cosa prendere.
Il risveglio è stato amaro, ma mi ha fatto pensare. Ho pensato a tutta una serie di cose su cui rifletto da molto tempo.

L'accumulo. L'accumulo di oggetti. Sì, anche l'accumulo di libri. Da un po' di tempo a questa parte compro molto poco in termini di oggetti, libri e vestiti. Come ho detto in un altro post, vestiti e libri vengono per lo più dal mercatino dell'usato, perchè mi piace l'idea di riciclare le cose che agli altri non servono e perchè si trovano spesso cose molto belle e particolari. In passato però ho forse esagerato anche in questo. Il fatto che costassero poco mi ha spinto spesso a comprare troppi vestiti e troppi libri, anche se usati. Sui libri però non riesco mai a dire che sono troppi. E' più forte di me. Ultimamente non prendo neppure i vestiti. Mi bastano e mi stra-avanzano quelli che ho e, tra i miei progetti, c'è quello di riprendere la macchina da cucire in mano ed eventualmente provare a crearne di nuovi da quelli che già ho. In alternativa vorrei donare tutti quelli che non uso mai.
Da tempo sento l'inutilità di molte cose, sebbene poi molte di queste rivestano per me dei significati profondi e mi richiamino alla mente ricordi ed emozioni. Il punto è proprio che si investono inevitabilmente gli oggetti di significati ed emozioni, per cui è difficile separarsene. La casa finisce così con il riempirsi sempre di più.
Sono sempre combattuta interiormente tra le bellezza limpida di una vita senza oggetti (leggete qui qualcosa sulla Generazione Zero) ed il fascino di una casa piena di oggetti cari e particolari.
Prima di tutto sto cercando di eliminare gli acquisti. Per esempio uso ancora le pentole di mia nonna, sia per una questione affettiva, sia perchè non mi va l'idea di buttare una cosa che ancora svolge perfettamente il suo lavoro. I vestiti della bambina sono quasi tutti della cuginetta. I suoi giochi pure. Alcuni li ho cuciti io mentre ero incinta. Cerco di comprare solo quello che serve.
Difficile è tenere a bada mia madre e mio padre. Hanno fatto molti sacrifici, sono stati ad emigrare in Svizzera per molti anni e con grande fatica si sono conquistati quello che hanno, per cui adesso che possono, non vogliono risparmiarsi. Così devo combattere anche con gli acquisti inutili che mia madre fa per me con tanto amore.
Il punto è che avere di più non dà la felicità. La società (ma non è forse il soggetto giusto) ha creato falsi bisogni per noi e noi ce ne creiamo di altri. Di tutto quello che ci circonda, quanto realmente ci serve? Ci serve per dare a noi stessi e agli altri l'immagine di ciò che vorremmo essere, che siamo o che pensiamo di essere. Gli oggetti che possediamo plasmano questa nostra immagine. In essi trasponiamo una parte di noi.
Pure io non ne sono immune e se mi guardo intorno, se guardo la mia casa, mi piacciono le cose che la popolano. Ancora non potrei liberarmi di molte di esse.
Mesi fa ho visto il film "Into the wild", di cui magari parlerò in futuro dal momento che mi ha colpito e fatto riflettere ulteriormente, e vorrei solo ricordare qui una delle canzoni che accompagnano il film, "Society" di Eddie Vedder (oltre che meravigliosa nella musica e nelle parole, per me è anche un'ottima ninna nanna... l'ho sperimentata personalmente sulla piccola), le cui parole ben si accordano con il tema. Qui il testo e qui la traduzione.
Detto tutto questo, ancora troppe cose vorrei scrivere, perchè sono molti gli aspetti del problema.
Le mie riflessioni mi hanno portato ad interessarmi di decrescita, o decrescita felice, e dei testi di Serge Latouche, di cui parlerò magari domani, perchè l'argomento è vasto ed il mio tempo residuo ormai è poco.
Tra i vari modi per rimettere in circolo gli oggetti che non si usano, oltre a quello di regalarli a chi ne ha bisogno, ho trovato quello del baratto. Ancora non mi sono cimentata, ma sbircio da tempo il sito di ZeroRelativo e sto pensando di unirmi al gruppo di barters che lo popolano. Pensavo anche di aprire un piccolo spazio sul blog dove inserire gli oggetti che potrei scambiare. Anche su questo punto avrei un po' da approfondire.
Ecco, ho messo troppe cose nel calderone. Svilupperò prossimamente, ma era da un po' che volevo iniziare a parlarne.
Per il momento chiudo con un altro aforisma tratto da "Aforismi sulla radice degli ortaggi" di Hong Zicheng di cui ho parlato ieri qui. Le riflessioni che ne scaturiscono possono essere molteplici, a seconda della prospettiva da cui si cerca di rispondere alla domanda posta.
"Se sappiamo vivere senza affanni in una piccola stanza, perchè possedere saloni dagli alti soffitti decorati, ampie finestre dalle tende di perle?
Se dopo aver bevuto tre coppe intuiamo il vero, ci sentiremo appagati suonando il liuto al chiaro di luna o il flauto nel vento."

11 commenti:

4quattropassi! ha detto...

E' vero siamo circondati da cose unitili, ma alcune con il loro vissuto hanno un'anima e dispiace buttarle. Non so interpretare i sogni, credo che questo sia un momento di cambiamento e svolta per te! Cerca di ricavarne il meglio!

Tamara ha detto...

Sì, Valentina. Uno dei problemi è proprio questo: ci affezioniamo alle cose ed alla fine ci divengono indispensabili perchè ci ricordano qualcosa del passato.
Penso tu abbia ragione: è un momento di svolta per me, ma non è facile. E' una transizione lenta. Grazie delle tue parole!

Anonimo ha detto...

Ciao Tamara,

oggi hai scritto davvero tanti sfunti interessanti, li dveo commentare a spezzoni perchè pure io sono senza troppo tempo, putroppo.

Inizio a commentare il sogno, che secondo me è rivelatore di tanti tuoi dubbi e forse ti aiuterà davvero a fare chiarezza in testessa e nei tuoi desideri.

Per quanto rigurda i testi di Latouche, io ho letto solo un suo testo, forse non lo consco così approfonditamente come te e quindi aspetto tuei prossimi post in proposito.

Sul baratto invece sono a tua disposizione: sono barter da tre anni, da uno socio sostenitore del progetto Zero Relativo e con i mieie 500 e passa sambi sulle spalle...metto la mia esperienza a tua disposizione!

Un sorriso, torno dopo!

***G***

cristina ha detto...

Ciao Tamara, mentre leggevo la prima parte del tuo post, mi veniva in mente di proporti di fare degli scambi o di iscriverti a Zerorelativo...poi ho visto che l'hai scritto ...io mi sono iscritta da qualche mese, funziona e mi piace abbastanza, anche se non tutti hanno veramente capito lo spirito del baratto secondo me...sarebbe bello poter scambiare con te...che hai una sensiblità che trovo affine alla mia!
è interessantissimo questo tuo post! A presto!

Tamara ha detto...

X Grazia: purtroppo ho scritto di getto ed in maniera non troppo organica, ma erano tnte le cose che volevo dire.
Su Latouche sono ancora in fase conoscitiva e sto cercando di leggere più cose. In realtà sono risalita pure a Marcuse, che forse è un po' datato e molto pessimista, ma estremamente interessante per quanto riesce ancora ad essere attuale e quindi sto un po' spaziando. Con calma cercherò di scrivere un po' dopo aver raccolto un po' le idee.
Su ZeroRelativo sono felicissima di sapere che sei una barter da così tanto tempo, perchè io ancora non mi sono lanciata (ma lo vorrei fare) e vorrei sapere della tua esperienza.
Il tempo non è mai molto, ma spero riusciremo a scambiarci un altro po' di informazioni ed impressioni.
Un salutone!

X Cristina: mi fa piacere che tu abbia pensato di dirmi di ZeroRelativo. Come dicevo anche a Grazia poco sopra, io ancora non mi sono decisa ad iscrivermi, ma penso lo farò e penso anch'io che sarebbe bello scambiare qualcosa con te. Nel post ho messo forse troppe idee e vorrei svilupparle meglio in futuro, perchè sono temi che mi sono molto cari. Per il momento grazie di tutto. Se mi iscrivo ti faccio sapere. ;) A presto!

alessandra ha detto...

Ciao Tamara,

innanzitutto ho scritto un post per te, per il premio di cui ancora sono molto felice. Scusa il ritardo ma cercavo le giuste parole, senza dilungarmi troppo....E' qui http://ilmiograndecaos.blogspot.com/2012/02/un-grazie-in-ritardo.html.

Io adoro downshifting, credo sia uno stile di vita sano e sono convinta che riempire la casa di oggetti inutili faccia male all'anima. Ne ho anche scritto sul blog.

I miei bambini vestono cose di altri, regalano i loro giochi e io ho imparato a vendere ai mercatini dell'usato e a scambiare. Devo ringraziare il Gruppo d'acquisto perchè lì ho incontrato le persone giuste (spesso si ha un po' di timore a offrire e prendere): due volte all'anno ci incontriamo e mettiamo a disposizione tutto il vestiario. E' sempre una festa, un piacere immenso anche quando incontro qualcuno che indossa qualcosa di mio!

C'è un però: ai libri non rinuncio, li presto ma li rivoglio. Ce ne sono dappertutto in casa (causa di dicussioni con il marito....)e non riesco a rinunciarvi.

Conosco Latouche e leggerò volentieri un tuo post sulle teorie. Io ho letto un libro di Maurizio Pallante "Discorso sulla Decrescita". Facile e interessante e, ogni tanto, leggo http://decrescitafelice.it/.

Bello il sogno: starai magari vivendo una svolta?

Tamara ha detto...

Cara Alessandra, prima di tutto grazie per il post!
Devo andare a ricercare i tuoi post vecchi in cui parli di downshifting.
Da un po' cerco di informarmi sui Gruppi d'Acquisto in zona, ma ancora non sono riuscita molto a capire a chi rivolgermi. Mi piacerebbe essere coinvolta in una occasione simile a quella di cui parli, con l'incontro del gruppo e lo scambio di vestiti.
Sui libri pure per me è così. Ne sono gelosissima e non li presto, se non a mia suocera (e mi segno quelli che si prende perchè si scorda sempre di ridarmeli), perchè in passato ho prestato libri che sono poi spariti e in un solo caso sono riuscita a recuperarlo dopo 14 anni (ed era un libro a me caro). Su Latouche e Pallante sto ancora approfondendo...
Per quanto riguarda il sogno, penso di essere in effetti ad una svolta e non so dove mi porterà (ma questo è il bello dei cambiamenti). Anche la nascita del blog ne è un segnale. Tempo fa non lo avrei mai fatto. :)

maris ha detto...

Per tante cose mi ritrovo in ciò che scrivi (ancora una volta!) perchè sono come te combattuta tra il desiderio di semplicità, di risparmio, di poco spreco e allo stesso tempo l'attaccamento ad alcuni oggetti particolarmente cari di cui non so se riuscirei a privarmi, pur se apparentemente poco utili e magari vecchi.
Ma sono più i ricordi legati a quesgli oggetti che gli oggetti in sè per sè a rendere così difficile il distracco...e tu sai, avendolo letto nel mio blog, che tra un pò mi troverò in una situazione tremendamente difficile quando dovrò liberare la casa dove ho vissuto fino a quando mi sono sposata, quella dei miei genitori, con tante cose che anche volendo io e mio fratello non potremo conservare. Faremo una scelta, le cose più care le terremo....ma comunque sarà dura.
La tua idea del baratto non è da scartare, anzi...
Quanto al sogno....mamma mia! Davvero riflette il tuo stato d'animo, mi sembra....no? Il nostro subconscio emerge a volte dai meandri della mente e affiora dei nostri sogni...
Ti mando un bacio affettuoso,alla prossima, ciao!

Laura ha detto...

Ciao Tamara, anche per me il tuo post è stato uno spunto di riflessione; di sogni proprio non me ne intendo, ma per quanto riguarda l'acquisto di cose usate e il baratto devo dire che è un'idea che sta maturando anche in me e mio marito.io tendo a tenere tutto, ogni cosa ha una storia e anche se non ce l'ha penso "magari un giorno mi torna utile"...poi a casa lo spazio è già finito ed in garage ci siamo quasi, stiamo pensando di barattare alcune cose anche se ....non so bene come funziona.Penso che quello che ho da barattare io magari non interessa ad altri...anche per noi i libri sono sacri e non si danno via...si tramandano di generazione in generazione!!!Qualsiasi idea tu abbia se ti serve una mano chiedi pure, se potrò sarò felice e onorata di aiutarti!!!
Stavo per dimenticare passa da me che c'è un premio per te!!!

Valentina ha detto...

Cara Tamara, interessante post. La mia vita è una continua altalena tra il volere tanto e il volere il giusto. E quando ho iniziato a lavorare e a capire che potevo comprare quello che volevo, ho visto che gli acquisti che ti danno davvero soddisfazione, infondo, sono pochi. Spesso mi lascio affascinare da una marca, da un capo d'abbigliamento costoso, ma solo per pezzi importanti come un giubbino, un bel paio di stivali, una borsa classica...quelle cose che uso con piacere per tanti anni perchè non all'ultima moda ma di buon materiale duraturo e che quindi ammortizzo! In casa siamo pieni di oggetti, soprattutto ceramiche, tazze, teiere che ultimamente acquistiamo ai mercatini dell'antiquariato o presso la comunità Emmaus. (Se non conosci questa comunità cerca sul web il loro sito e se vedi che sono anche nella tua zona valli a trovare...ti divertirai tanto! )Abitiamo in 70 mq, dovremmo smettere di comprare ma siamo drogati di piccoli oggetti e di libri che non sappiamo più dove mettere. Ma da quello che compriamo, qualunque sciocchezza sia, non riusciamo più a separarci...diventa subito parte di noi e della nostra casa, niente ci sembra inutile e ci chiediamo come abbiamo fatto prima a vivere senza...E sai cosa ci affascina degli oggetti? Il sapere che dureranno per sempre (a meno che non vadano in mille pezzi!) mentre le cose tecnologiche si rompono...ma forse questo è un altro dicorso! Suggeriscimi un libro su di Latouche...a presto

Tamara ha detto...

X Maris: ciao cara, come dici tu sono i ricordi che ci legano agli oggetti a renderceli così cari. Capisco quindi anche la tua riflessione rispetto a quanto dovrai affrontare dovendo svuotare la casa dei tuoi genitori. Come scrivevo nel post, io ancora cucino con le pentole ammaccate di mia nonna!!
Sul sogno hai ragione. Riflette il mio stato d'animo combattuto. Un amico mi prendeva spesso in giro perchè dice che i miei sogni non hanno bisogno di interpretazione! ;) Un abbraccione!

X CreaFamily: anche io purtroppo ragione sempre così: questo prima o poi mi servirà. L'ho imparato da mia nonna, che teneva tutto. Sui libri proprio non posso accettare di liberarmene. Grazie per la tua disponibilità e grazie del premio! Adesso passo da te!

X Valentina: non conosco la comunità Emmaus. Adesso mi informo, mi hai incuriosita. Mi pareva di aver letto qualcosa in qualche tuo post, o sbaglio? Quello che dici sugli oggetti non tecnologici è vero. Il fatto che siano eterni (o quasi) li riveste di un fascino incredibile, che ci fa, forse, sentire un po ' immortali anche noi.
Su Latouche spero presto di riuscire a scrivere qualcosa, così poi ti dico dei testi. A presto!