Qualche settimana fa, Grazia di ToWriteDown ha lanciato un'idea ardita e bellissima: quella di costruire un Manifesto per riprenderci la cultura, lasciando ampia libertà di spaziare in ciò che ciascuno intende per cultura. Da giorni pensavo a cosa essa è per me e ogni volta un'immagine appariva nella mia mente (banale, certo, ma è questo il pensiero fisso che avevo e ho deciso di seguirlo).
Immagino la cultura come un albero. Ognuno di noi ha un suo albero, ovvero una sua cultura, personalissima, e tutti questi alberi insieme formano un bosco, ovvero la Cultura.
Immagino la cultura come un albero perché la sua forma è, a mio avviso, la più adatta a visualizzare il mio modo di intendere la cultura. Un albero ha radici, un fusto che si inerpica verso l'alto e rami e foglie che si diramano e si tendono verso il cielo, continuando a crescere, ad espandersi. L'albero cresce sia verso l'alto che verso il basso.
Le radici sono il nostro passato, ciò che ci è stato trasmesso dalla famiglia, dalle generazioni prima di noi, da tutta l'umanità che ci ha preceduto. E queste radici crescono, perchè con il passare del tempo si scoprono e riscoprono le connessioni con questo passato e da esso si trae nutrimento per svilupparsi ancora.
Il fusto è il nostro presente. La solidità di tutto quello che siamo diventati, che abbiamo imparato, fatto nostro, che ci struttura come persone.
I rami e le foglie sono il nostro futuro, tutti gli stimoli che ci giungono ogni giorno da più parti e che col tempo si approfondiranno per crescere e creare ancora nuove idee, riflessioni, pensieri. Nuovi rami e nuove foglie. Nuove radici. Nuova corteccia.
Penso allora al mio albero. Ci sono alcune cose che caratterizzano le sue radici. In particolare penso a ciò che mi è stato trasmesso dalla mia famiglia, direttamente o indirettamente. Sono tante le cose che sorreggono il mio albero. Numerose e variegate.
Cerco di focalizzarne alcune attraverso dei ricordi. Mio nonno che, portandomi con lui nell'orto, mi ha insegnato l'avvicendarsi delle stagioni, il rispetto e l'amore per la natura e gli animali, ma anche il modo in cui si semina, si coltiva, si raccoglie, si prepara il terreno per il futuro, come si modella la creta per farne delle statuine, come si possano aggiustare le cose che si rompono. Mia mamma e mia nonna che lavoravano a maglia, rammendavano o cucivano o preparavano cibi come i tortellini, i baci di dama, le frittelle. Mi sono resa conto che ci sono cose che ho imparato senza mai averle provate a fare, ma solo avendole osservate mille e mille volte in infiniti pomeriggi. Da loro ho imparato come si travasano le piante, come si fanno le talee, come basta a volte un piccolo pezzo di una pianta per farne altre. Dalla mia famiglia ho imparato a stupirmi per un arcobaleno, per un tramonto, per la luce del mattino, per la bellezza di un fiore o di un paesaggio, per l'apparire improvviso di cinciallegre, pettirossi e rondini. Da mio padre ho imparato quanto siano importanti i libri. Non mi ha mai detto nulla in proposito e le nostre letture sono sempre state piuttosto diverse, ma la casa era piena di libri grazie a lui ed, io, solo vedendoli, ho imparato ad amarli. Anche mio padre mi ha insegnato ad amare la natura, quando mi portava in macchina in giro per la campagna con la macchina fotografica per cercare di immortalare una lepre, un fagiano, una volpe. Non so da chi ho imparato ad orientarmi nello spazio con la conoscenza dei punti cardinali e con l'osservazione del sole, della variazione della luce, delle stelle.
Tutte queste radici, fatte di tradizioni, di conoscenze tramandate di generazione in generazione, di saperi che molto hanno a che fare con la manualità ed il contatto con la natura, si intrecciano con tutte quelle che si sono formate negli anni attraverso la scuola, le esperienze, gli incontri, le letture, le visioni, le conoscenze che hanno costellato la mia vita e che costituiscono un bagaglio più etereo, mentale.
Per me cultura è tutto ciò che ha lasciato una traccia in questo scorrere di anni. Ciò che ho imparato, ciò che ho dimenticato o che mai mi è entrato in testa.
Ci sono libri letti durante l'adolescenza che sono ormai costituenti fondamentali dei tessuti del mio albero. Così come ci sono film, opere d'arte, oggetti e fatti che sono andati a sedimentarsi ed a costituire numerosi dei suoi anelli. Ci sono anche persone che, in questi anni, trasmettendomi le loro conoscenze intellettuali e manuali, sono divenute tasselli importanti della mia cultura.
In questo mondo oggi così vario, in continuo mutamento, in perenne movimento, i rami e le foglie che nascono e crescono ogni giorno sono infiniti. Ognuno di noi oggi ha modo di arricchire la propria cultura anche grazie alla potente risorsa del web, che permette di seguire un proprio autonomo percorso tra le conoscenze, grazie alla possibilità di selezionare i contenuti ritenuti interessanti, spesso con voli pindarici che conducono lontano dall'input iniziale e permettono talvolta di scoprire nuovi campi di interesse. Spesso si ritiene che le conoscenze ottenute tramite Internet siano superficiali e di scarsa qualità, ma, con le dovute attenzioni, penso sia un ottimo modo per dare modo alle idee di circolare e quindi di fare in modo che si sviluppino nuovi impulsi culturali.
La cultura è, secondo me, ricerca e scoperta e, per rimanere sul tema dell'albero, penso che ci sia una sostanza che le dà modo di radicarsi, svilupparsi e crescere infinitamente. Questo nutrimento credo sia la curiosità. Dalla curiosità, intesa in senso ampio, nascono molte delle idee, delle azioni e dei pensieri che danno poi vita alle diverse manifestazioni della cultura.
Poiché ognuno di noi è diverso, come dicevo all'inizio, immagino che la Cultura sia fatta di tanti alberi che formano un bosco. Esistono poi diversi tipi di boschi, costituiti ciascuno da varie essenze prevalenti, tante Culture differenti all'apparenza, ma ugualmente fatti di alberi, a loro volta costituiti, ugualmente, da radici, fusto, chioma.
Le idee che ho abbozzato con queste mie parole non riescono ad esprimere pienamente quanto intendevo dire a proposito della cultura e molte di esse andrebbero riprese, approfondite e sviluppate. Purtroppo non so se avrò modo di farlo. Per il momento mi accontento di questo mio modesto contributo per aderire al progetto di Grazia, che, a mio avviso, merita grande attenzione, soprattutto in un periodo in cui il concetto di cultura va soggetto ad interpretazioni unilaterali. Ma questo meriterebbe un altro post ed altre parole ...
5 commenti:
Ciao Tamara,
hai utilizzato, per la metafora da cui parte tutto il tuo discorso, uno dei miei simboli preferiti in assoluto, l'albero.
Mi piace quel suo avere radici che lo tengono stabile e avere rai che gli permettono di allontanarsi dalla terra, per cercare nell'aria nutrimento per sè: mi piace il suo essere nido accogliente e il suo seguire le stagioni.
La nostra cultura, come tu fai notare, è un albero: le radici sono i nostri ricordi, la nostra formazione, la storia da cui veniamo: e i suoi rami sono la nostra ricerca, il nostro continuo ambire ad altro (e hai fatto benissimo ad enumerare il web tra i nuovi strumenti del sapere!).
Il tuo contributo è ricco, Tamara, ma lascia quella frase finale in sospeso su altri approfondimenti che, lo dico in tutta onestà, non posso che aspettare sperazosa.
Un sorriso e grazie di cuore
Oggi ho ripreso il tuo articolo, di cui ti ringrazio nuovamente!
http://towritedown.wordpress.com/2012/03/29/ancora-sul-manifesto-per-riprendersi-la-cultura/
Cara Grazia, ti ringrazio dei tuoi commenti e per aver ripreso il mio articolo nel tuo post. Anche se il mese dell'iniziativa è finito, presto cercherò di scrivere gli approfondimenti cui accennavo.
Un abbraccio
Bellissimo post! Condivido in pieno :)
Grazie Veronica per essere passata!
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